Si ha arricchimento nel momento in cui lo scritto che accompagna un’opera poetica, per l’elevato tenore concettuale, fa comprendere a pieno ogni piega.

E’ il caso della prefazione di Gianni Fucci presente nella raccolta di poesie “Gioia e dolore” di Marino Pracucci detto Renè , a cura di Alfonso Marchi, edita da Maggioli Editore (pp. 199, Euro 16).

Inoltre ad accompagnare il testo compare anche l’esaustiva postfazione di Ugo Amati.

In quella parte di Romagna dove poesia e follia generano creatività con epicentro a Santarcagelo, i versi di Marino Pracucci pulsano di passioni sentimentali generate da grandi amori, veri o presunti che siano.

Personaggio felliniano per eccellenza Pracucci cede all’incanto di scenari lunari: “La sera illuminata dalla luna/ rispecchia i suoi colori più belli”.

Il sorgere del giorno è per il poeta estasi silente e al tempo stesso unità di misura tra sé e il mondo: “ E’ l’alba/ nel cielo ci sono/ nuvole bianche/ che giocano e/ rigirano/ corrono e/ si rincorrono/ si allontanano/ e ritornano/ come in un gioco/ tra nuvole e vento”.

Ma a dominare la poesia di Pracucci sono gli amori e in essi si compiono intimi pensieri: “Io mi sveglio la mattina/con sole, pioggia e vento/percorro la mia vita, nobile e antica/ ma ho in mente te”.

Mentre il desidero di tenerezza da parte dell’amata pare divenire un segreto e delicato sussurro: “Ho bisogno di sentire la tua voce/ e sentirmi dire “ciao come stai ?”/ la tua voce armoniosa e tremante/ come una foglia sbattuta dal vento”.

Marino Pracucci – “Gioia e dolore” – Maggioli Editore, pp. 199, Euro 16.

Mauro Bianchini