Gli spazi del m.a.x. museo
Signora Aoi come e quando nasce il m.a.x. museo di Chiasso?
Questo museo raccoglie molte delle opere grafiche di mio marito, Max Huber che conobbi grazie a mio padre Takashi Kono, anche lui grafico e tra i fondatori, in Giappone, del moderno design pubblicitario. Il m.a.x. museo è stato inaugurato il 12 novembre 2005 e la prima mostra è stata dedicata alle opere di Max che poi sono confluite nella collezione permanente. Questo museo intende principalmente spalancare una finestra sul mondo della grafica pubblicitaria nel contemporaneo e, attraverso di essa, raccontare le storie di alcuni protagonisti di questo mondo: Bruno Munari, Luigi Veronesi, Albe Steiner, Remo Muratore e Saul Steinberg, solo per citarne qualcuno.
Può raccontarci brevemente chi fu Max Huber e che ruolo ebbe nella formazione della grammatica pubblicitaria del XX secolo?
Max nacque a Baar, in Svizzera, nel 1919. A Zurigo conobbe Werner Bischof, Emil Schultess, Carlo Vivarelli, Max Bill e molti altri. E dopo aver completato la formazione di grafico e fotografo, lavorò a Milano presso lo studio Boggeri, nell'inverno tra il 1940-41. Ma a causa della difficile situazione politica italiana, nel 1941, Max fu costretto a ritornare in Svizzera ed entrò così a far parte del gruppo "Allianz", l'associazione degli artisti moderni svizzeri. In seguito, terminata la guerra, decise di trasferirsi stabilmente a Milano dove il suo talento e il suo impegno lo resero una tra le figure di progettista più rilevanti della produzione grafica italiana di quegli anni. Nel capoluogo lombardo Max conobbe Giulio Einaudi che lo incaricò di curare tutta la grafica della casa editrice. Suoi sono i logotipi della Rinascente, della catena dei supermercati Esselunga e di Coin. Intensa e ricca di buoni frutti fu poi la collaborazione con gli architetti-designer Achille e Piergiacomo Castiglioni, in numerosi allestimenti per la RAI, l'ENI e la Montecatini.
Giampiero Bosoni ha definito Max Huber "una forza della
I pannelli storici
natura, un disegnatore ineccepibile, un vivace ed eterno fanciullo". Quali sono, secondo lei, i tratti distintivi dell'opera di Huber?
Max si è autodefinito un "operatore artigiano, quasi un essere preistorico della comunicazione visiva" in un'epoca di già inarrestabile fermento mediatico. Nella sua opera convivono la tradizione puritana svizzera dell'ineccepibile precisione e la logica italiana che privilegia l'aspetto ludico e l'improvvisazione estroversa. Il suo stile riassume in sé gli insegnamenti dei grandi maestri moderni fra cui Max Bill e Moholy-Nagy, coniugandoli ai diversi influssi culturali che animavano la Milano del Dopoguerra. Il linguaggio enfatico ed estroverso della sua arte, il suo gusto per il cromatismo vivace e lo spettacolare sono indubbiamente riconducibili al contesto italiano.
Alcune opere di Max Huber
E le più grandi novità?
Max Huber fu uno dei primi ad applicare l'estetica dell'avanguardia in ambito commerciale ed aziendale, creando soluzioni formali che avrebbe usate durante tutto l'arco della sua vita. Gli esperimenti con la geometria e la tridimensionalità sono il punto di partenza e di arrivo della "Nuova Grafica" o meglio dell'arte concreta in generale, che accompagneranno sempre Max nel suo lavoro. Le sue opere si pongono come un bastione contro la banalità di una cultura pubblicitaria che si accontentava di una rappresentazione naturalistica del consumo, o della stravaganza del paradosso e del gioco di parole fini a se stesse. L'arte di Max, basata sulle visioni estetiche del Costruttivismo e dell'arte concreta, ha sempre cercato di subordinare il messaggio, anche più modesto, a una logica profonda di economia espressiva ed ornamento, inserendosi, in tal modo, nel mondo disciplinato della modernità estetica.
A quattro anni dalla sua fondazione, quali sono oggi gli obiettivi raggiunti dal m.a.x. museo di Chiasso?
Nel 2008 abbiamo allestito tre importanti mostre, la prima delle quali dedicata a Bruno Munari. A settembre dello stesso anno abbiamo ospitato la Bi6 – Biennale dell'immagine, intitolata "Geografie dell'invisibile", con opere di Ursula Biemann, Banu Cennetoglu, Felix Hug. Più di recente, negli spazi esterni e antistanti la nostra sede, abbiamo allestito l'esposizione itinerante "50 x 70 Good '08 The project that helps social communications".
E quali progetti per il futuro?
Alcune grafiche esposte
Intanto sono profondamente grata agli amici e a quanti collaborano e sostengono accanto a me l'attività del museo (ad esempio per le proposte didattiche), credendo nella bontà di questo progetto. Proseguo con validi collaboratori, esperti di questo settore e giovani studiosi, la ricerca e il lavoro d'archivio dell'opera di Max Huber. E vorrei che il m.a.x. museo fosse sempre più conosciuto a livello locale e apprezzato a livello internazionale, magari collaborando con altre realtà culturali dagli obiettivi affini e dal comune sentire. La vocazione di questo museo è la grafica d'arte contemporanea, il disegno progettuale e la fotografia. E per rispettare se stesso, deve proseguire in questa direzione.