La chiesa in località Negrentino, o Prugiasco, isolata in mezzo a pascoli montani, è tra le più notevoli del Canton Ticino.
Fu dedicata a Sant'Ambrogio, vescovo di Milano; infatti a quel tempo, e fino al 1888, le Tre Valli (Blenio, Leventina e Riviera) appartenevano alla diocesi milanese. La dedicazione fu mutata nel 1702, quando venne costruita la nuova parrocchiale a Prugiasco. Alla nuova chiesa andò il titolo di Sant'Ambrogio, alla vecchia fu assegnato quello di San Carlo; continuò però ad essere chiamata popolarmente Sant'Ambrogio vecchio.
Al nucleo primitivo, costituito da un'aula rettangolare con un'abside semicircolare, venne aggiunta a sud una
Sant'Ambrogio, controfacciata
seconda navata, rivestita di affreschi tra Quattro e Cinquecento.
La parete che guarda a valle mostra le due absidi romaniche; la più antica conserva la decorazione ad archetti ciechi e una monofora alla cui destra si osserva un pavone, simbolo di vita eterna. Il campanile è staccato dalla chiesa e risale probabilmente al XII secolo. Di pianta quadrata, presenta tre ordini di bifore e termina con un tetto a piramide.
La decorazione pittorica ricopre quasi tutte le pareti e si può dividere in tre epoche distinte. La decorazione antica si estende sulla parete che forma la controfacciata, sopra e attorno il portale originario. La scena rappresenta, anche dal punto di vista iconografico, una rarità che merita d'essere osservata con la dovuta attenzione. La controfacciata è la zona dove più frequentemente appaiono raffigurazione di Giudizi universali, con Cristo che separa i beati dai dannati. Il tipo di raffigurazione pensata per questa parete presenta in qualche modo un modello sostitutivo. Infatti vediamo Cristo trionfante con caratteristiche peculiari del tutto insolite. Circondato da
cerchi concentrici di differenti colori a significare l'universo, leva la destra quasi in un gesto di saluto e regge una corona di spine nella sinistra; dietro di lui gli strumenti della Passione (lancia e asta con la spugna); ai lati, leggermente più in basso, gli Apostoli, divisi in due gruppi e identificati da scritte. Al di sopra una greca interrotta da due agnelli e un animale marino; al di sotto un tralcio. Una composizione molto singolare, che viene interpretata sia come una Resurrezione che come un'Ascensione o un Giudizio universale. I colori sono di tonalità delicate; prevalgono il verde acqua, l'ocra, il rosso mattone.
Gli affreschi di Sant'Ambrogio rappresentano, assieme a quelli della basilica di Agliate, quanto di più vicino alla decorazione dell'abside di San Vincenzo a Galliano ci sia oggi noto. Elementi identici di somiglianza nella decorazione degli occhi, delle orecchie, delle dita delle mani, ma ovviamente anche la capacità di costruire figure di solidità scultorea avvolte in panneggi dai riflessi metallici spezzati in un fitto disegno geometrico di lumeggiature, oppure le pose maestose ma sobrie, che descrivono il movimento con minimi accenni e l'espressività quasi febbrile dei personaggi, ansiosi quasi di prendere la parola, dovrebbero portarci portaci alla mente i maestri di Galliano. La diretta assimilazione del modello absidale di San Vincenzo della figura di Cristo e la loro probabile esecuzione da parte di un diretto collaboratore del maestro attivo nella basilica aribertiana, ci mostra il diffondersi di un colto ed elevato linguaggio, qualificativo per tutto un territorio che gravita attorno alle committenze episcopali milanesi.