Gaia Scaramella, 'Il Fiume', 2005Gaia Scaramella, 'Il Fiume', 2005

Come annunciato – Già da primo sguardo, abbiamo dovuto dar ragione a quanto annunciato dal direttore di Miart, Alessandro Cappello: la qualità caratterizzerà la 15° edizione come quella dell'anno passato. Addentrandoci sempre più di persona negli spazi espositivi delle numerose gallerie, partecipanti alla kermesse, la sensazione sinceramente è stata positiva: si è respirata aria buona! Il desiderio di vedere arte di livello non è stata disatteso. Artisti moderni e contemporanei, italiani e stranieri, hanno decisamente soddisfatto anche l'occhio e lo spirito più esigenti, e a ben guardare quest'anno l'arte sperimentale e giovane ha eguagliato, in qualità, quella tradizionale rappresentata da Boetti, Fontana, Warhol, Pomodoro, Chagall, De Chirico, Picasso, Balla e tanti altri.

Varietà di visitatori e opere –
Un mondo variopinto si è distribuito tra i diversi stand della fiera, dagli intenditori ai neofiti, dai giovani agli anziani, dai critici ai collezionisti ai giornalisti fino a comprendere diversi bambini, incuriositi, come i genitori, dalle stravaganze e dalle ricerche dell'arte contemporanea. Interattiva e divertente l'optical art, azzardata e forse per questo accattivante l'arte di autori che hanno fatto della creatività e dei materiali più disparati il loro modo di essere, vivere ed esprimersi. Molti i dipinti, le sculture e le installazioni che travalicano i confini dei materiali propri delle loro discipline: tutto si mescola, si confronta e a volte si scontra come nel villaggio globale. Disparate le idee e i loro risultati da un lato, comune l'amarezza di

Peter Halley, 'Yellow Prison over Blue Prison', 2009Peter Halley
 'Yellow Prison over Blue Prison'
 2009

molte gallerie italiane dall'altro, costrette, come si legge nel catalogo, a fare i conti con un sistema dell'arte che in Italia non esiste o stenta a decollare.

Eppure c'è un senso di amarezza – Siamo alle solite! Tanti i giovani artisti meritevoli, che hanno posto la loro residenza all'estero, perché il nostro Paese non si pone in alcun modo verso la scena internazionale, e tanta la delusione di molti galleristi consapevoli che, benché la nostra arte contemporanea sia sempre stata e sia tuttora effervescente, il sistema dell'arte italiano è carente nella promozione e nel sostegno agli artisti. Laddove le istituzioni non esistono, sono proprio le gallerie private a svolgere un ruolo strategico per molti di loro a livello nazionale ed internazionale, e, pur tra le mille difficoltà che esistono nella sponsorizzazione dell'arte, soprattutto delle nuove tendenze, le gallerie perseguono da anni linee estetiche coerenti e di grande lungimiranza artistica. Se dobbiamo dunque parlare dei pregi di Miart, beh allora guardiamo innanzitutto a questo, al fatto, cioè, che se vogliamo incontrare l'arte contemporanea vera in Italia dobbiamo darci appuntamento in questa fiera ogni anno o entrare nelle tante gallerie che ogni giorno sfidano un sistema artistico, economico e sociale, ottuso come quello del nostro Bel Paese.