La mostra è costituita da ventidue fotografie formato 50×75 in bianco e nero e colore, da diverse opere pittoriche e da una serie di video che documentano il lavoro performativo dell'artista. Le opere esposte, sia le foto, sia i testi, sia il materiale video sono strettamente connesse tra loro poiché propongono il percorso dell'artista mostrandone l'evoluzione nei confronti del proprio mondo interiore e della realtà sociale circostante.
Tutta la produzione di Michela Montrasio è, secondo le sue stesse parole, un tentativo di scoprire se stessi al di là dei condizionamenti pesanti che subiamo e che in qualche modo non permettono di riconoscere chi siamo e le nostre potenzialità. Proprio all'interno di questa ricerca è avvenuto l'incontro con i testi di Jung, un autore che ha influenzato notevolmente la sua produzione, aprendola al mondo onirico, dei simboli, alla visione olistica che tutto comprende. Ogni opera è così una sorta di rituale per cercare di ricostituire un equilibrio, un nesso, un legame con il mondo, l'universo, un equilibrio insomma personale e totale.
Le fotografie sono riunite nelle due sezioni IL LATO OSCURO e IL CORPO LIQUIDO. La prima ripercorre il cammino di presa di coscienza di sé passando attraverso l'accettazione del proprio lato oscuro, la propria Ombra, ovvero quanto di noi ci è ignoto perché rifiutato, negato o semplicemente ancora inesplorato. Si tratta di una dimensione personale e costituita anche da memorie collettive, biologiche, archetipiche e universali.
La seconda sezione rappresenta l'evoluzione di questo
processo in cui l'uomo, conosciute ed integrate le proprie debolezze ed i propri limiti, entra in contatto con il fluire della vita dove è possibile la compartecipazione dell'essere con energie più grandi dell'individuo e da lui contenute. Ecco così che il corpo si integra con gli elementi della natura con cui ha ricostruito un nuovo equilibrio. Accompagna le foto il testo IL LATO OSCURO, versione poetica di questa discesa dentro di sé per riscoprire un nuovo e vibrante volto. Altra sezione della mostra è costituita dalla produzione pittorica che comprende opere inerenti il tema de "LA QUADRATURA DEL CERCHIO", un'immagine archetipica che rappresenta un riflesso del sovramondo e della globalità della psiche, aspirazione a una condizione al di là dei conflitti e della separazione.
La sezione video documenta il lavoro performativo e di riflessione critica sulla dimensione socioculturale dell'intervento poetico-artistico con azioni compiute in luoghi non tradizionali, ma legati al mondo del quotidiano in cui lasciare fluire l'impulso poetico in completa improvvisazione senza volontà di rappresentazione alcuna se non quella di concedersi la possibilità di scoprirsi e creare.
In tutte le diverse forme in cui l'opera d'arte è declinata all'interno dell'esposizione, essa porta dunque i segni del vissuto, dell'inconscio e del tortuoso cammino verso la conoscenza del proprio sé. La mostra è accompagnata dal catalogo con testi critici di Nicola Frangione e Federica Fontana.
Da segnalare sabato 22 marzo alle h. 16 l'incontro, condotto da Nicola Frangione, "Lo sviluppo della performance art oggi" con la proiezione di materiale storico di interesse.