Repulisti – Una decisa sterzata – si potrebbe chiamare anche una vera ri-conversione – per il penultimo incontro di approfondimento del MAGa di Gallarate. Relatrice della conferenza è stata Beatrice Buscaroli nome che figura pure nel comitato scientifico della Fondazione Zanella oltre che tra i curatori della mostra dedicata ad Amedeo Modigliani. L'incontro di domenica 16 maggio è stato occasione anche per presentare l'ultima fatica letterararia della Buscaroli: "Ricordi di via Roma. Vita e Arte di Amedeo Modigliani" (Il Saggiatore, pp. 245, 21 Euro). E partendo dalle domande di Emma Zanella e di Angelo Crespi, l'autrice del volume ha compiuto una vera e propria dissertazione sistematica delle, da lei definite, "critiche arbitarie, ingiuste e false che hanno finito per corrompere la figura e l'arte di Modigliani, costringendolo entro lo stereotipo del pittore maledetto". Dunque, un deciso ripulisti di tutte le dietrologie cabalistiche, ermetiche ed esoteriche ma soprattutto di quell'aria di artista malato e maledetto giacché: "Sfatare il mito dell'ubriacone è uno degli scopi più limpidi del lavoro della figlia Jeanne".
Arte ricucita secondo tradizione – Primo obiettivo
esplicito della sferzata critica della Buscaroli è, così come avviene sin dalle prime pagine del volume, il modello di "pittore schizofrenico", lanciato da Marc Restellini (curatore della recente esposizione: "Amedeo Modigliani. L'angelo dal volto severo", Palazzo Reale, Milano 21 marzo – 6 luglio 2003, rassegna che presentava un ossimoro nel titolo affine a "Il mistico profano". Ma tant'è). Scrive la Buscaroli: "Un cliché "dimostrato" con assoluta inconsistenza, tanto documentaria quanto clinica". Modigliani viene innalzato nelle parole della direttrice artistica delle Collezioni d'arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna: "Se Picasso taglia con la tradizione, Modigliani ricuce. La sua è un'avanguardia capace di guardare a Lorenzo Lotto e Luca Signorelli".
A suon di documenti – Fedeli alleati della crociata della Buscaroli fatta, come ha tenuto a precisare lei stessa, "per amor di verità e del pittore", sono dunque la ricerca documentaria e l'analisi delle opere, alla riscoperta delle fonti originarie che hanno generato l'arte di Modigliani, a cominciare dalla scultura di Tino da Camaino, il trecentesco allievo di Giovanni Pisano che aveva lavorato alla corte napoletana di Roberto d'Angiò. Ed è proprio l'attività scultorea l'altro grande tema affrontato dall'autrice del volume. Intenso fu il rapporto di Modigliani con l'eccelso Brancusi. Ma mentre quest'ultimo poté misurarsi con successo e con perizia sin da giovanissimo con l'arte plastica, Modigliani dovette confessare (a sé stesso prima che agli altri) che: "la materia gli era ostile". E indubbiamente, conclude la Buscaroli, i disegni delle cariatidi sono la migliore mediazione tra l'intuizione dell'artista e la – fallimentare – riuscita scultorea.
Verso la poesia… – Crespi ha concluso: "Mi sembra che quella caduta su Modigliani, sia una scelta che lascia ben sperare sul futuro del nuovo Museo. Abbiamo voluto puntare su un "nome forte". Presente in sala anche Davide Rondoni che sarà tra i protagonisti del Festival di Poesie che vedrà il taglio del nastro il 22 maggio.