Per parlare del Mozambico riporto oltre al consueto elenco dei luoghi visitati, una parte del racconto “Manuale d’Africa”, tratto dalla raccolta “Un albergo a mille stelle”, Aporema Edizioni.
Le tappe del viaggio: Frontiera di Ressano Garcia, EN1, Vilankulos passeggiata al tramonto sulla sipaggia (marea), mercato comunale, Isola Magaruque, snorkeling sul reef, Pesce cucinato sulla spiaggia, la grande duna, Isola di Bazaruto 2miles reef (snorkeling) escursione sulla duna, Isola di Benguerra osservazione aironi, Tofo, yoga sulla spiaggia, escursione a Barra (laguna), Chiesa del parroco, Promontorio punti di osservazione delle balene, Safari oceanico con gommone (avvistamento balene e delfini) nuotato con le balene, Biblene (Laguna).
Il Racconto: Confine Sudafrica – Mozambico, 6 agosto 2014
La frontiera di Ressano Garcia è un aggrovigliarsi di furgoni marci, ruggine, divani legati sul tetto, corpi appisolati, copertoni consumati, cassette di frutta e desideri di
libertà. Il tutto racchiuso in un intervallo di tempo afoso, sospeso e ammassato, che può durare ore, forse giorni. Mi si avvicina Chico, uno dei ragazzi che per pochi soldi cercano di farti ottenere il visto per passare il confine tra il moderno Stato del Sudafrica e la disperazione rassegnata del Mozambico. Lo osservo interpretare il mio sguardo incredulo, di fronte alle centinaia di persone che si accalcano davanti all’unico funzionario, accaldato e indolente. «Questa è frontiera, qui si cerca la libertàaa!» mi confessa all’orecchio allargando a dismisura la pronuncia di quella “a” finale. «Libertà è prima cosa. Ormai io conosce vita. Vita è senza preocupasione. Se tu ha preocupasione prima cosa è: tu parla. Ogni cosa ha suo tempo. No te preocupe: tu va in Mozambico. Tu turistas, tu es qui per ferie. Tu, mezora e se’ fuori di qui. Io ti aiuta!» indica con il dito la coda sterminata in ingresso verso il Sudafrica: «Loro no. Loro restano. No hano permesso. La guardia manda loro indietro. Tuti. Anche io scapato, per colpa di Guerra Civìl. Ho viagìato in tutta la Europa e anche in la Italia. Ma poi tornato. Mia casa è mare. È qui. È Mozambico! Ogni hombre tiene una istoria. Ascolta la nostra istoria. Qui se atende el cambiamento. Voi in Europa già fatto el cambiamento. E siete ancora lì a pensare cossa fare, donde andare. Non avere la paura, allora, sciogliti e balla questa musica!» e indica un ammasso di cavi che occupano metà del cruscotto di un’auto con i finestrini sfondati, dal quale proviene un suono ritmato in levare quasi indistinguibile dal rumore di fondo. «Mandela ha detto che devi essere libero! E tu sei libero, fratello! Prendi questo foglio, il tuo passaporto e vai! Il mare più belo do u mundu ti aspetta!» Chico o qualche altro ragazzo che per semplicità si fa chiamare così, mi accompagnerà durante tutto il viaggio. Lo incontrerò sulla pista che porta al villaggio di Biblene: sarà il pescatore che si propone per poche monete di cucinare a casa sua il pesce che ho comprato al Mercado Municipal. Lo riconoscerò nell’ambulante che vende le maschere di legno intagliate a mano sulla spiaggia di Bazaruto. Quello che mi guarderà con infinite domande negli occhi che non potrà mai pormi, perché non parla una parola di inglese, portoghese o qualsiasi altra lingua io possa anche sommariamente comprendere. E la moneta che gli darò, sarà quel filo sottile tra povertà e improvvisa fortuna. Lo troverò al mio fianco ovunque mi fermerò, in tutti i grappoli di case più sperduti; gli darò un passaggio e mi indicherà con la mano l’unica pista percorribile. Lo rivedrò persino nel Centro di Cooperazione e Sviluppo, con il suo sorriso a trentanove denti, mentre distribuisce cibo e bevande ai suoi fratelli nell’ospedale da campo, medica le ferite delle mine e ruba un po’ di bende da portare chissà dove.
Il racconto continua nella prossima puntata.
Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso