Nel sito archeologico di Copan, in Honduras, sono state trovate parecchie sepolture maya, i cui resti sono appartenuti a persone molto ricche: lo si deduce dalla quantità di Giada e dalle preziose suppellettili rinvenute.
Questi corpi però stranamente presentano evidenti segni di malnutrizione.
“Questo significa”, spiega la mia guida che, a discapito del nome, Modesto, mi rivela un’illuminante intuizione, “che il clima intorno al 900 d.C. era rapidamente cambiato, probabilmente a causa della deforestazione indiscriminata attuata dai Maya per ricavare legname da costruzione e terreni per le coltivazioni.
La popolazione era cresciuta molto grazie alla ricchezza diffusa ma i governanti dell’epoca non avevano tenuto conto che le risorse della loro terra sarebbero finite in breve tempo.
Si sono quindi trovati, nel giro di qualche decennio, senza cibo per il popolo.
Oltre alla carestia, la carenza di precipitazioni ed il sopraggiungere di epidemie hanno decretato la fine di questanostra splendida Civiltà…”
Un brivido mi percorre la schiena ma Modesto continua: “Una parte della popolazione è certamente scampata ma la classe dirigente, non abituata a procurarsi viveri, non ha saputo resistere.
Pare inoltre che i pochi sopravvissuti vagarono altri 200 anni fra palazzi abbandonati e stele di pietra che narravano la gloria dei loro re, ma che loro non sapevano interpretare.
Purtroppo all’epoca, nella struttura sociale di queste genti, la cultura non era trasmessa a tutti ma riservata solo ai pochi membri delle famiglie governanti.
Per questo motivo il significato delle iscrizioni si è perso e con esso la millenaria storia dei Maya”.
Guardo la guida con gli occhi sgranati e chiedo: “finiremo così, vero?”
Lui, saggiamente, ci pensa un attimo e poi risponde: “Siamo i custodi della Terra e della conoscenza. dipende solo da noi.”
La Valle di Copán è stata abitata almeno dal 1400 a.C.. Verso la fine del Periodo Classico, nel 900 d.C., la Civiltà di Copán scomparve misteriosamente.
All’arrivo degli spagnoli nella zona nell’anno 157,) la città era ormai stata abbandonata e le sue rovine giacevano ormai coperte dalla vegetazione.
Ivo Stelluti, Il Viaggiator Curioso,
Honduras, America centrale, 2 gennaio 2013.