"Fabrizio, come nasce il tuo rapporto con la pittura?"
"La necessità di dipingere non è sempre stata presente in me. Ciò che caratterizza il mio modo di esprimermi oggi attraverso ad essa, è il frutto di un cammino non sempre lineare. La mia formazione infatti, non è stata di certo quella classica che caratterizza solitamente il background di un artista. I primi approcci con la pittura risalgono al periodo universitario quando, per preparare gli esami, mi ritiravo sull'Appennino sopra Parma. La sera terminato lo studio, in un paesino con tre abitanti senza televisione ne radio, mi sembrò naturale accostarmi ad una forma d'arte. Avevo tutto ciò che mi serviva per essere me stesso".
"Inizialmente facevo pittura pop molto colorata, poi ho voluto sviluppare un discorso legato alla fotografia ed alla realizzazione di opere solamente digitali".
"Diciotto anni fa con la pittura si era visto di tutto e l'utilizzo dello scanner era un'occasione per trovare una propria voce. Questo mi ha ributtato verso la pittura riportando i pixel sulla tela ma a modo mio. L'immagine viene così interpretata come un file di testo, permettendoci di visualizzarne l'essenza".
"Da cosa nasce il tuo interesse verso l'architettura e quali sono le tue principali fonti di ispirazione?"
"L'interesse verso l'architettura e quella razionalista in
particolare, è sempre stato presente dentro di me. Quando si cresce a Como poi, il riferimento obbligato è Giuseppe Terragni. Ho avuto la grande fortuna di conoscere la sua famiglia e poter avere quindi una visione privilegiata sull'opera del grande architetto. Nel 2004 infatti, mi era stato da loro proposta una collaborazione a cui avevo aderito con un wall- paint. Si trattò di rappresentare il Novocomum di Terragni in Cortesella. Questo approccio mi ha permesso da un lato di cambiare un angolo della città provocando una reazione istintiva nella gente, mentre dall'altro, di colmare in parte il mancato apporto di Terragni stesso sulla zona storica. A seguito poi della proposizione delle mie opere ispirate alla sua architettura, presso il Parlamento Europeo (2004), ho avuto l'occasione di entrare in contatto con un altro importante architetto: Mario Botta".
"Cosa ti ha "dato" la collaborazione con Botta?"
"Quando mi sono confrontato con i lavori di Terragni ho sempre dovuto cimentarmi su documentazioni o realizzazioni già concluse, opere finite . In questo caso è invece stato possibile un confronto diretto, anche nel momento della progettazione, e questo mi ha concesso di intendere chiaramente la forma mentis alla base del progetto di creazione. Penso per esempio allo studio della luce. L'architetto ne studia l'interazione con l'edificio ricercandone un certo tipo di resa ; tuttavia non sempre la realizzazione finale ne consente una visione evidente. Nelle mie opere quindi, cerco di riportare l'attenzione su questi dettagli, ponendo in risalto l'ombra e la luce. Il bianco e nero delle mie realizzazioni è dovuto soprattutto a questo".
"Ci saranno altre occasioni per rivedere questo connubio?"
"In passato abbiamo già fatto tre mostre. Mi riferisco alla Biennale di Venezia, al Congresso Mondiale di Architettura di Torino e ad una organizzata da Moltrasio a Monza in cui abbiamo affiancato alcuni suoi disegni a delle mie opere esposte. Questo non ha però esaurito il nostro rapporto artistico che continua tuttora. Ci sono infatti diverse opere inedite che già prevedono una futura mostra insieme".
Contatti: Galleria d'arte – Via Indipendenza 55 (Piazzolo Giuseppe Terragni), 22100, Como http://www.fabriziomusa.com/ – info@fabriziomusa.com