In questa pandemia mondiale i musei italiani si sono reinventati: la loro chiusura fisica ha portato ad una apertura nella rete. Con risultati sorprendenti.
Italia, salotto di casa. Annunciazione, annunciazione. I musei italiani hanno scoperto le potenzialità del digitale in tempi drammatici come quelli che stiamo vivendo. La chiusura fisica imposta per la sicurezza dei cittadini ha portato le istituzioni museali a reinventarsi sul web. Oltre a consentire ai visitatori veri e propri tour virtuali, i musei stanno portando avanti una “resistenza culturale” per dirla con le parole del direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne. Si moltiplicano infatti le iniziative messe in campo per far conoscere al pubblico recluso in casa il patrimonio storico-artistico, per essere vicini a visitatori reali e potenziali.
Qualcuno dirà: era anche ora o come dice una mia amica in dialetto molisano «è semp ora». Per le serie: ci voleva il coronavirus per far capire alle istituzioni museali italiane quante opportunità di comunicazione e di condivisione di contenuti offrano i social network. A sottolineare come l’Italia sia sempre in ritardo. Non mi sento di abbracciare in toto questa posizione critica. Troppo comoda la visione disfattista e distruttiva, piuttosto radicata in questo Paese. Plaudo, invece, ai tentativi, spesso riusciti, di approdo sui social da parte dei musei. Un caso di successo è quello già menzionato della Pinacoteca di Brera e dei suoi Appunti per una resistenza culturale. Ma ce ne sono anche altri che voglio menzionarvi.
MILANO
Sul canale Youtube, sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram del Museo Bagatti Valsecchi di Milano è stata inaugurata una piacevole rubrica dal titolo #FORSENONSAPEVICHE in cui la conservatrice del museo racconta curiosità ed aneddoti inediti sulla Casa e sulle sue collezioni. Lucia Pini è una vera divulgatrice come ho avuto modo di appurare in un’intervista passata e sceglie la strada del racconto breve in cui i veri protagonisti sono gli oggetti custoditi presso il Bagatti Valsecchi. Per il momento ci ha mostrato uno stipo bargueño della fine del ‘500 e un astuccio portapenne della fine del’400 e dei primai anni del’500. Attendiamo di sentire le storie di tanti altri oggetti delle collezioni.
BERGAMO
A Bergamo nasce Radio GAMeC, la nuova piattaforma per il live streaming della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, disponibile sui canali social del museo. La puntata zero è andata in onda domenica 22 marzo con Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, e Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo. Tutti i giorni alle 11.30 Giovanni Merlini, critico letterario e culturale, caposervizio milanese dell’agenzia di stampa nazionale Askanews, conduce una diretta Instagram di mezz’ora in cui diversi ospiti condividono con il pubblico testimonianze dalla città e storie da tutto il mondo. Vale la pena ricordare come Radio GAMeC, con il suo palinsesto, accompagni la campagna di raccolta fondi a favore dell’Ospedale Papa Giovanni XIII. L’invito che la GAMeC rivolge a tutti è quello di contribuire con una donazione al lavoro dell’Ospedale della città.
BOLOGNA
Il Museo MAMbo di Bologna lancia l’iniziativa 2 minuti di MAMbo: ogni giorno, dal martedì alla domenica, alle 15, brevi video realizzati con lo smartphone vengono caricati sul canale YouTube MAMbo Channel e ricondivisi su Facebook, Instagram e Twitter. Un contenuto al giorno, a rotazione, per scoprire virtualmente la mostra temporanea AGAINandAGAINandAGAINand, che indaga il tema della ripetizione e della ciclicità nella contemporaneità attraverso le opere di sette artisti contemporanei (Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul), la collezione permanente di MAMbo, il Museo Morandi e il Dipartimento educativo MAMbo.
Questi esempi – e se ne potrebbero fare molti altri ancora – ci parlano di musei in fermento, in attività, desiderosi di portare le proprie collezioni nelle case dei cittadini. Ci mostrano che la cultura non si ferma. Non si può fermare.
ELEONORA MANZO