L'offesa violenta – Il Museo Bertoni chiude per la pausa estiva, leccandosi le ferite. L'impronta lasciata alla Notte Bianca, i segni di luce predisposti dal gruppo M.me Duplok, in collaborazione con la Fondazione Flaminio Bertoni, che avrebbero dovuto ingentilire i giardini estensi si sono trasformati in un meccanismo di attrazione volgare e violento. Inversamente proporzionale alla grazia d'artista che vi era sottesa.
L'idea raffinata – Invece, non visto, non identificato, c'è stato chi ha oltraggiato le perfette creazioni del designer varesino: le 2 cavalli, la DS, e gli altri pezzi da museo provenienti dal Museo di via Valverde, dal figlio Leonardo e da altri privati, illuminati ad intermittenza nella notte varesina. Uno strascico, brutto, che macchia purtroppo l'idea raffinata ed innovativa di promozione di un talento e di uno spazio museale varesino.
La passione doppia – Ragionando sul da farsi, il Museo Flaminio Bertoni chiude adesso per la consueta pausa estiva. Una pausa che porterà poi a settembre ad un suo coinvolgimento e della sua collezione, nelle iniziative dedicate ai mondiali di ciclismo. Per l'occasione, lo spazio espositivo sarà affidato alle cure di Luca Scarabelli, oggi docente presso il Liceo Artistico Frattini, purista entusiasta del mondo delle due ruote, che pratica, tuttoggi, con una passione che è pari alla sua dedizione altrettanto pura per l'arte, soprattutto se non convenzionale.
La suggestione del ciclista – "Una ruota che sale e scende dallo sgabello", è il titolo: che muove da suggestioni duchampiane per arrivare a Coppi; da chi ha usato la ruota per raccogliere la polvere a chi la polvere la dava da mangiare agli avversari. Non una mostra di cimeli, ma di suggestioni e di evocazioni, con artisti del calibro di Alberto Garutti, autore tra l'altro di un inedito lavoro sul Giro d'Italia, Umberto Cavenago, Ottonellina Mocellin e Nicola Pellegrini, Marco Neri, Giannetto Bravi e Riccardo Paracchini, tra gli altri. Un mostra costruita su suggestioni – la fatica, il gusto del passeggio, i colori, le parole del gruppo – finanziata dall'istituto scolastico e, probabilmente, supportata dalla macchina comunicazionale dei campionati. E' solo una sensazione ma, a naso, l'idea più suggestiva e coraggiosa dell'intera offerta espositiva sarà anche la più snobbata.