Come nasce un manoscritto miniato? – Chi sono i miniatori che, dagli albori del Medioevo fino al primo Rinascimento, si dedicano alla decorazione dei manoscritti? Dove e come lavorano, quali sono gli strumenti del loro mestiere, come si sviluppano l'approccio ai modelli e i rapporti con la committenza? Quanto guadagnavano i copisti e i miniatori e quale era il loro stato economico e sociale? Questi e altri sono stati i sentieri di ricerca che le due giornate di studio (6 e 7 marzo 2008, Università Cattolica di Milano – Biblioteca Ambrosiana) hanno voluto percorrere, benché il cammino sia ancora tutto da affrontare e approfondire anche per la complessità e l'intreccio delle discipline coinvolte. Gli interventi dei relatori delle giornate di studio (volute e promosse da Guglielmo Cavallo, Fabrizio Crivello, Mirella Ferrari, Francesca Flores D'Arcais e mons. Marco Navoni), hanno seguito e percorso alcune delle tappe più significative di quest'arte così varia e complessa che per molto tempo ha subìto l'etichetta diminutiva e al tempo stesso pesantemente riduttiva di "arte minore". La miniatura, ovvero la decorazione pittorica e l'illustrazione del libro manoscritto, fu una delle manifestazioni artistiche più importanti del Medioevo, tanto che, l'importanza dei laboratori artistici e la fama di alcuni maestri trovano un testimone d'eccezione anche in Dante Alighieri (Purgatorio XI).
I segreti delle antiche pergamene – La giornata del 6 marzo, presieduta da Mirella Ferrari, Giordana Mariani Canova e Maria Grazia Albertini Ottolenghi, ha visto gli interventi di Guglielmo Cavallo dell'Università di Roma "La Sapienza", Giordana Mariani Canova (Università di Padova), Giacomo Baroffio (Università di Pavia), John Lowden (Courtauld Institute of Art di Londra), Axinia Dzurova (Centre Dujcev di Sofia), Antonio Iacobini, (Università di Roma "La Sapienza") e Gennaro Toscano (Università di Lille 3), Jean-Pierre Caillet (Università di Parigi X Nanterre), Manuel Castiñeiras (Departament d'Art Romànic MNAC di Barcellona), Giusi Zanichelli (Università di Salerno), Alessandra Perriccioli Saggese (Seconda Università di Napoli), Francesca Pasut (Università di Firenze). Gli affondi dei relatori hanno messo in evidenza come la miniatura abbia sempre interagito, a livello di modelli iconografici, con altre forme d'arte, primi fra tutte la pittura parietale, gli avori, le tavole dipinte, l'oreficeria. Mai nel Medioevo si assiste infatti alla chiusura o all'autoreferenzialità delle varie forme d'arte. Si è invece costantemente messi di fronte ad una vera e propria sinfonia di scambi, prestiti, suggerimenti tra arti diverse che dialogano e si arricchiscono reciprocamente con un rapido e fervido scambio di modelli, soggetti, motivi iconografici, in una parola, di idee. La grammatica figurativa e l'iconografia del codice manoscritto, inoltre, vengono declinate – quasi fossero un insieme di diversi dialetti o parlate locali – in forme e stili diversi a seconda delle zone geografiche. Senza la percezione della vastità del panorama dell'arte del manoscritto, è difficile cogliere anche l'originalità delle singole esperienze artistiche nel loro grande valore di espressione di libera genialità.
Fenomeno pienamente europeo – La seconda giornata del convegno, presieduta da mons. Marco Navoni e da Marco Rossi, ha visto gli interventi di Marco Petoletti (Università Cattolica, Milano-Brescia), Clara Castaldo (Università Cattolica, Milano), Mara Hofmann (The National Gallery, Londra), Silvia Maddalo e Michela Torquati (Università della Tuscia), Cesare Alzati (Università Cattolica, Milano), Caterina Zaira Laskaris (Università di Pavia), Cristiana Pasqualetti (Università dell'Aquila), Marilena Maniaci (Università di Roma «La Sapienza») e Giulia Orofino (Università di Cassino), Milvia Bollati (Università Cattolica, Milano), Fabrizio Crivello (Università di Torino), Anna De Floriani (Università di Genova), Federica Toniolo (Università di Padova), Carlo Bertelli (Università di Losanna). Tra i luoghi concreti dove venivano prodotti i codici non si possono tacere gli scriptoria, da Reims a Tours, da Saint-Denis ad Aquisgrana, fioriti numerosi in quel periodo di straordinaria coltivazione della conoscenza che va sotto il nome di Rinascenza Carolingia. Ma non bisogna dimenticare l'altro polo fondamentale della produzione dei manoscritti: nel mondo gotico, a partire dal 1200, mutarono i centri di produzione dei codici miniati divenuti prevalentemente città e università.
Il bello del libro – È proprio l'aspetto materiale, legato ai diversi supporti di scrittura, agli inchiostri colorati e agli strumenti di lavoro di copisti e miniatori, ad affascinare incredibilmente – in tempi di testi-virtuali figli dell'era elettronica – chiunque si accosti al manoscritto e alla storia della sua secolare decorazione. È forse proprio questo aspetto ad aver affascinato maggiormente i partecipanti al convegno considerando che, proprio nell'era di Internet – dove assistiamo ad una convivenza di carta e schermo spesso non pacifica – il concetto di libro rischia quasi di sfuggirci. Lo stesso vale per le immagini. Il nostro tempo ne è costantemente saturo e sembra faticare a cogliere la sorpresa che destano le miniature da contemplare tra fitte colonne di scrittura in un codice.