Milano – Il deserto come luogo geografico entro il quale lo sguardo indaga forme tentando di definire mutevoli linee d’orizzonte, ma anche luogo dell’anima dove i pensieri mutuano le loro essenze primordiali arrivando a concepire il rigore logico.
Tali mondi compaiono in “Sahara”, nuovo ciclo di opere che compongono la personale Medhat Shafik in corso da Marcorossi Artecontemporanea a Milano e parallelamente a Torino e a Verona
Nei lavori in mostra eseguiti su carte intelaiate, più tre pannelli scultorei di grande formato realizzati a mano, si manifestano percorrenze cadenzate da più moti cromatici, a loro volta attorniate da gradazioni tonali che conferiscono all’insieme sia valenze spaziali, sia afflati spirituali.
Nato a El Badari in Egitto nel 1956, Shafik dal 1976 vive in Italia. Nel nostro paese ha conseguito il diploma in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca gli valse nel 1995, in comunanza con due connazionali, il Leone d’Oro alle Nazioni alla Biennale di Venezia.
E’ lo stesso artista a definire l’essenza profonda del suo lavoro: < Il titolo “Sahara” intende rappresentare tutti i deserti del mondo e il deserto diventa una metafora, un contenitore di storie e significati, come spesso accade nei miei lavori. Nel deserto, infatti, tutto è azzerato e l’uomo si ritrova con la propria fragilità, si affaccia da solo all’abisso del mondo, come nel famoso quadro di Caspar David Friedrich, divenuto il manifesto del romanticismo >.
Madhat Shafik – “Sahara” – Milano – Marcorossi Artecontemporanea, Corso Venezia 29. Fino al 12 aprile. Orario: martedì-venerdì 11-19
Mauro Bianchini