Per una settimana si può sospendere la passeggiata fra le ville di delizia dell’alto Milanese e scrivere invece di una, moderna, anzi modernissima pur con i suoi più di cinquant’anni, resa nota in un libro fresco di stampa edito da Skira. Si intitola in modo suggestivo, ma opportunamente appropriato Nell’antro di Efesto a fonder linguaggi ed ha come autore Giorgio Riva, un allievo e assistente a suo tempo di Ernesto N. Rogers, architetto di tempi nuovi, tuttavia fin da allora non solo questo.
Ecco perché il titolo del volume con quel “fonder linguaggi” risulta coerente e pertinente nel rimando alla sotterranea fucina dove il dio del fuoco forgiava il carro di Apollo e i fulmini scagliati da Giove a squarciare il cielo e a illuminare la Terra. Proprio come fanno talune sculture luminose disposte da Riva in una villa dai “Tre tetti” coperti di ardesia, sculture che al crepuscolo e alla sera prendono vita e inquadrano o illuminano con sottile, intellettualistico gioco un paesaggio naturale e urbano di autentica e inaspettata suggestione.
L’originale edificio, come anche il giardino che lo circonda, è frutto ovviamente della maestria progettuale di Riva che in questa sua dimora ha ideato, instancabile come Efesto, un percorso denso di messaggi destinati a chi vuol accoglierli: per recepirli e conoscerli basta salire sull’ameno colle di Brianza dove sta Montevecchia e lì “viverli” in tutta la loro ispirata proposta.
Davvero il complesso dei “Tre tetti” nitido e luminoso, in stretto dialogo con la natura e finanche con quello che l’uomo ha costruito, si presenta come “un’opera d’arte dentro la quale si cammina”, mano a mano scoprendo un mondo dove le varie “arti” e tecniche che Riva adotta e ha adottato vengono presto dimenticate e le opere (ma sarà giusto chiamarle così?) di grafica, di scultura o gli sperimentali fogli-plasma e xilo-plasma formano armoniosamente un lungo e luminoso percorso fatto di segni, suoni, luci e colori. In esso l’inesauribile creatività e vitalità di Giorgio Riva passano dall’arte alle arti, anche quelle della parola evocata dai versi della Commedia di Dante e della musica del “Pierrot Lunaire” di Schőnberg, due compagni di viaggio perfettamente in accordo con l’universo multiforme e di straordinaria energia creato da Giorgio Riva.
Giuseppe Pacciarotti