Il Falso veneziano – Due tele ovali, di dimensioni pressocchè identiche sono conservate in Villa Cagnola a Gazzada. Sono opera di Nicola Bertuzzi, detto l'Anconitano, figlio di Giovanni Battista e nato ad Ancona verso la metà del secondo decennio del Settecento. Giorgio Fossaluzza, autore del contributo storico pubblicato sull'ultimo numero de "La Gazzada", passa in rassegna le due tele di Villa Cagnola, commentando lo status quaestionis, le precedenti pubblicazioni e ricerche. Poi si passa all'analisi iconografica e al rimando con fonti letterarie, sacre, storiche. Lo stato conservativo dei due dipinti è buono, tenendo conto che non sono stati mai restaurati e rifoderati. Purtroppo, scarsi sono i dati storici sulla committenza e sulla provenienza: solo nel 1965 un contributo storico di R. P. Ciardi li rende noti, assegnandoli ad un pittore veneto del quarto decennio del Settecento. Notevole e decisamente marcata è l'impronta tiepolesca, tanto nella composizione quanto nel trattamento luministico dei panneggi dei personaggi e delle vedute di paesaggio sullo sfondo. Anche il disegno risulta più flessuoso e la materia cromatica schiarita e luminosa. In tal modo, l'autore del saggio critico perviene alla conclusione che i due ovali debbono attribuirsi ad un artista che può essere qualificato come
di Armida
"falso veneziano".
Nella prima metà degli anni Quaranta, sotto l'ala protettrice del suo maestro Vittorio Bigari, campione del rococò locale, il giovane Bertuzzi si fa conoscere, ricevendo numerose ed importanti commissioni. Tra il 1746 ed il 1750 l'Anconitano si allontana da Bologna per raggiungere verosimilmente Venezia dove, come rivelano le sue scelte stilistiche successive, rimane intimamente segnato dallo studio della pittura locale. Il suo nutrito catalogo comprende decorazioni murali, pale d'altare, quadri "da stanza" di soggetto biblico, storico e letterario, composizioni autonome di piccolo formato, tra cui battaglie e straordinari bozzetti, nei quali esprime al meglio la sua conclamata foga pittorica.
I due dipinti Cagnola facevano parte probabilmente di un ciclo più vasto ispirato alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, venendo identificati dal Fossaluzza nella loro iconografia rispettivamente come: "Rinaldo pentito viene accolto da Goffredo di Buglione" e "Rinaldo incontra l'apparizione di Armida e delle ninfe presso il mirto nel bosco incantato".
La prossima settimana, Artevarese pubblicherà una segnalazione/recensione del contributo di Gianpaolo Cisotto: "Analisi delle fasi costruttive di Villa Perabò-Melzi-Cagnola di Gazzada".