Milano – La “Milano Fashion Week” è passata in fretta, ma ha lasciato un durevole strascico a Palazzo Reale dove due mostre si sono aperte per celebrare la donna raffigurandola nelle sue molteplici complessità.
Una rassegna, sistemata nelle sale del vestibolo d’ingresso al palazzo, affronta l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano (fino al 5 giugno) avendo come caposquadra Tiziano che, per seguir Lomazzo, “nelle carni ha avuto tanta venustà e grazia”. L’altra è una mostra fotografica (fino al 3 aprile) dal titolo insistentemente femminile: RITRATTE. Direttrici di Musei italiani, ideata e curata dalla Fondazione Bracco con l’obiettivo di evidenziare la personalità energica e volitiva di queste figure impegnate nel ruolo non proprio facile della conservazione dei beni culturali, servendosi dei ritratti, efficacissimi, del fotografo monegasco, ma cittadino del mondo, Gerald Bruneau.
Che dire di questa esposizione? Che son davvero finiti i tempi di quando a gestire musei e soprintendenze erano donne forti in tutti i sensi e severe, anche nel vestire: gonne lunghe di lana destinata a durare e, se andavano in missione, sempre scarpe basse e calzino bianco. Ora, oltre alla cultura, alla professionalità e al piglio sicuro le signore dei musei si presentano con un garbato sorriso e con un messaggio che vuol essere anche di “energia e di ottimismo” come giustamente sottolinea Bruneau. E anche di eleganza, tanto da far venire alla mente la leggendaria Palma Bucarelli, la loro collega che per prima – credo – si lasciò fotografare da Bruneau.
Dalla sala degli Arazzi (un’occasione per ammirarli; ne vale la pena, e poi hanno come protagonista Medea…) convien scendere alla mostra dove si indaga su Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, una mostra curata da Sylvia Ferino, già direttrice della pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna che è stato generoso nel prestare opere d’arte. Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura e da Skira Editore essa riunisce 47 opere: sedici quelle di Tiziano, qualcuna però di bottega, e poi Veronese e Tintoretto e comprimari di qualità al seguito, tutti impegnati ad affrontare in ben undici sezioni l’immagine, anzi la bellezza femminile apprezzata e celebrata a Venezia nel suo secolo d’oro. E pazienza se dogi e procurator de mar non volevano che l’effigie delle loro mogli o figlie o amanti fosse perpetuata sulla tela; a Tiziano richiedevano il ritratto Isabella d’Este, Eleonora Gonzaga e signore d’alto rango (imperdibile la “Giovane donna con cappello piumato giunta dall’Ermitage di San Pietroburgo) e lui le ritraeva magari anche senza mai averle viste; poi a far da modelle per i suoi quadri profani e anche sacri prendeva le “femmine” della sua un po’ allargata famiglia.
Il ritratto muliebre dove si annidavano tanti velati significati doveva proprio piacere agli uomini della Serenissima e la richiesta proprio non mancava. Così gli artisti andavano a cercare donne da ritrarre fra quelle del popolo, le rivestivano di broccati, di velluti, di sete e di ornamenti preziosi dando loro un’eleganza e uno stile esibiti a simbolo di una società che voleva mostrarsi opulenta e raffinata. Anche Giorgione, il compagno di cammino di Tiziano, non mancò – anzi! – a questa esaltazione muliebre e in mostra, un po’ sperduta invero, c’è la sua Laura, una giovane che lascia appena scorgere dall’abito bordato di pelliccia un florido seno, anche se non è certo per questo gesto che l’artista ha dipinto il piccolo quadro che si carica di arcani messaggi.
Questo modo di celebrare la bellezza femminile lo si ammira anche quando i patrizi veneziani commissionavano invece della sola figura muliebre tele con soggetti desunti dalla mitologia così che in esse la venustà delle forme e l’eleganza dei gesti e dell’abbigliamento appaiono di una bellezza ammaliante come si può vedere nel Ratto di Europa dipinto da Paolo Veronese per il palazzo dei Contarini in San Samuele e da loro poi offerto perché venisse mostrato con tutti gli onori in Palazzo Ducale.
Opera quest’ultima davvero splendida; la più commovente è invece la giovanile Madonna col Bambino di Tiziano giunta dalKunsthistorisches di Vienna e messa opportunamente ad “ouverture” della mostra: belliniana nell’impostazione, giorgionesca nel paesaggio, ma già tutta tizianesca in “tanta venustà e grazia”, giusto per ripetere Lomazzo.
Giuseppe Pacciarotti