L'artista londinese Michael Lawton torna a Yellow per la sua prima personale in Italia. Trenta per Venticinque sono i centimetri che delimitano l'altezza e la base di tutte le sue opere pittoriche, diventando appunto limite entro il quale scatenare infinite possibilità illusionistiche.
I soggetti di Lawton sono imprevisti, immagini accadute quasi per caso e raccolte in una realtà quotidiana che, a stare attenti, offre spunti curiosi dai quali lasciarsi interrogare.
Nello spazio Riss(e) è ospite Elio Grazioli, critico d'arte contemporanea, con cattedra in Storia dell'arte contemporanea all'Università e all'Accademia di Belle Arti di Bergamo.
"In mostra, su una parete, sei fotografie e due video, scattate e girati dal sottoscritto; sulla parete di fronte, un mio ritratto dipinto da Dario Bellini, su mia richiesta e da una foto fornita da me, un video degli stessi girati per i miei due video, ma montati da Aurelio Andrighetto, e infine un'altra mia fotografia ritoccata ad acquarello. Le immagini sono varie ma giocano tutte sul doppio, come si noterà immediatamente.
Il titolo, che è anche titolo di uno dei video, viene dal fatto che, osservando la mia nipotina dormire, mi chiedevo che mai potesse sognare quando ancora non aveva la vista sviluppata, pare, da poter vedere alcunché se non vaghe macchie di colore.
Da qui ho poi pensato che la questione vale anche per noi che vediamo, o crediamo di vedere ben più che macchie. Infine: è la fotografia che in realtà mi ha fatto pensare queste cose ancor prima della mia adorata nipotina".
Surplace accoglie invece Luca Pancrazzi, con 24 ore su 24. Pancrazzi realizza quadri monocromi, opere su carta, dipinti realizzati anche con materiali eterogenei, che aprono a nuove profondità, e installazioni nelle quali continua la sua ricerca, misurandosi con lo spazio.
Scrive Elio Grazioli nella presentazione: "24 ore su 24è la continuità del tempo, il senso della presenza e insieme dell'apertura; il timbro Occhio Mano Mente è la sua punteggiatura, puntualità, interruzione, istantaneità, ma anche moltiplicazione e disseminazione; Error è l'errore come matrice del loro rapporto, di ogni rapporto, la differenza, fosse pure minima, appena leggibile, che invita alla sottigliezza della visione e del pensiero.
Esprimendole in tecniche per molti aspetti ormai obsolete – scritta in ceramica, pittura e timbro -, sostituite oggi da corrispettivi tecnologici più aggiornati, Pancrazzi sottolinea che il senso sta per lui altrove: nella forma, che, a sua volta "circolare" – ciò che leggo in ognuna di queste opere è la forma stessa di ciò che vedo -, lungi dall'essere tautologica è invece vertiginosa, ci introduce cioè in una riflessione senza fine".
Info.
18 gennaio – 28 febbraio 2015
Zentrum via San Pedrino, 4 Varese
Tutti i giorni su appuntamento al 3474283218