Legnano – Tra i giovani cuochi che provano a intendere la cucina come arte c’è Fabio Mecchina, a cui abbiamo chiesto di spiegarci la sua visione.
Che cosa ritiene che abbiano in comune cucina e arte?
«Immaginate un artista che ha a disposizione una tavolozza non di colori, ma di profumi, sapori e consistenze da accostare per creare un’esperienza sensoriale unica e nuova.
Immaginate di non essere in un museo, ma seduti ad un tavolo e avere davanti l’opera da godersi non solo con gli occhi ma anche con il gusto e l’olfatto.
Immaginate di percepire le sfumature dei sapori che esplodono in bocca e che riportano alla mente ricordi dimenticati, sensazioni nuove e soprattutto emozioni.
È la mia anima che decide di giocare con forme, colori, profumi e sapori con lo scopo di evocare emozioni e ricordi nella mente di chi mangia. Come può non essere arte questa?”
Che cosa rappresenta per lei l’arte?
«Credo che l’arte sia il luogo di incontro tra creatività ed emozione, tra l’inconscio dell’artista e l’inconscio dello spettatore. La cucina nella stessa maniera è territorio di questa dialettica perché anche qui creatività ed emozione “comunicano” fra di loro per creare una “magia”: quando da questo inconsapevole dialogo tra due anime scaturisce un’assonanza, quando le immagini o i sapori evocano in chi li osserva emozioni simili a quelle che li hanno originati, allora l’alchimia si compie. Così l’arte si completa in tutta la sua potenza, sia che coinvolga la vista o il gusto. Il cibo, per forza, diventa quindi opera d’arte».
Roberta Montalto