Storia antica e mito – Ci vuole coraggio, passione, molto lavoro e studio assiduo. Queste le credenziali che servono per equiparare chi, come Vittorio Pieroni, ha deciso di dedicarsi all'arte investendo su se stesso, sulla propria intelligenza e curiosità. Vittorio Pieroni (che oltre ad essere un artista è anche studioso di palentologia e storia antica) respira l'arte in casa, dove condivide i suoi pensieri con il padre Mariano, anch'egli artista di lunga esperienza. Un legame famigliare al quale si aggiunge l'eredità della terra d'origine, la Toscana, che conferma la qualità di Pieroni, recentemente invitato nel borgo di Belforte (SI) per la undicesima Rassegna Internazionale di Scultura, curata da Gilberto Madioni.
Un'occasione per Pieroni di mettersi ancora alla prova, di superare il limite e di raggiungere il desiderato mistero. La plasticità delle forme e la materia stessa come guide, per una ricerca fissata sulle solide basi della cultura, della storia antica e del mito. In un'intervista il protagonista di questa Rassegna ha illustrato gli ultimi lavori e, attraverso la sua arte, ha rivelato una parte del suo io.
Vittorio Pieroni l'11 luglio si inaugura la tua importanete personale in provincia di Siena, quali sono le opere che hai scelto per l'occasione?
"Si tratta di una trentina di opere, tra le quali alcune molto recenti. I miei lavori saranno esposti in un antico palazzo del 1200, su tre piani proprio a Belforte. La Rassegna si sviluppa tra questo borgo e il paese di Radicondoli dove ci sarà un altro scultore e dove avverrà la presentazione dell'intera Rassegna. Il palazzo è stato rimaneggiato all'interno, ma sia l'edificio che il luogo si prestano molto al mio lavoro, sono davvero felice di quest'invito che ho ricevuto.".
Opere recenti che partono da un lungo lavoro, vuoi illustrarne qualcuna?
"Uno dei lavori è Praeludium et fuga, realizzato quest'anno. Si tratta di un opera in vetro di murano soffiato a mano, silicone e altri materiali, montata su un tondo di polistirolo compatto. Si legge al centro dell'opera la figura di un drago, in realtà deriva da una delle figure medievali semplici e dirette che uso spesso per i miei lavori. E' una sorta di confronto e scontro tra la parte decorativa e la focalizzazione sintetica del soggetto: cioè la parte più complicata e quella più semplice. Inoltre si vede un contrappunto materico: da una parte il vetro, materiale antico, artigianale; dall'altra il silicone e lo stesso polistirolo, materiale industriale che uso qui per la prima volta.".
Di tutt'altro genere invece è una recente tavola in pietra incisa, che verrà con te a Belforte; cosa rappresenta?
"Questa è un'opera in arenaria, creata dall'alternanza di bassorilievo e pittura. La scena include a sinistra la Asina di Baalam, il profeta dell'antico testamento che tramite l'animale riusciva a mettersi in contatto e parlare con Dio; mentre sulla destra è dipinta una Protomedusa, una forma scoperta di recente, che fa parte dei Gasteropodi fossili. Il profeta, tratto dalla porta della Chiesa di San Zeno, toccando la Protomedusa, crea un legame tra le due figure; un contatto tra l'antico avvenimento religioso e la nostra cultura, un momento metafisico, di mistero.".
Un affascinate e più complicato racconto si cela anche dietro l'opera più importante e difficile che hai creato di recente, 'Il dominio del nulla', cosa c'è in questa tela?
"Dietro questo lavoro c'è una lunga storia che parte dalla mia infanzia, da piccolo infatti amavo i castelli fatti di mattoncini. Quest'opera rappresenta la mia personalità, il mio interesse per lo studio dell'oggetto: tutto ciò che mi suscita interesse è materia di studio. Ogni parte di questo lavoro, come per le altre opere, è il risultato di calcoli e progetti dettagliati; ogni singolo frammento è calcolato, anche i pieni e i vuoti lasciati nello spazio della
tela. C'è la spirale, c'è il castello, ci sono i segni e i simboli che elaboro da sempre. Ho studiato il colore della tela, il supporto è fondamentale, così come i chiodini che tengono la tela ancorata a telaio; ogni distanza, ogni cerchio. Tutto dev'essere studiato prima, altrimenti l'opera non può essere realizzata".
E' la prima tela che hai deciso di bucare, creando un cerchio perfetto al centro. Come mai questa nuova necessità?
"Ci ho pensato molto prima di farlo, l'idea mi è venuta dopo aver visitato l'Abazzia di San Galgano, con la sua straordinaria struttura architettonica. Il fascino di quel luogo mi ha colpito molto.
Il buco nell'opera rappresenta una mancanza, è qualcosa che va al di là e crea un dialogo ulteriore. Il foro è per me come la tela ritagliata dopo la montatora su telaio, che svolazza. E' il non sapere: il mistero sta dove non sai dare una visione completa. Jorge Luis Borges diceva della poesia che: 'non si rivela mai completamente'. Qui sta la chiave del mio lavoro, nel mistero".
11° Rassegna Internazionale di Scultura
Mostra personale 'diagenesi' di Vittorio Pieroni
dal 11 luglio al 13 settembre 2009
presso il Palazzo del Comune (Aquilante), Belforte (SI)
orario visite: venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 13; dalle 17 alle 19.
Inaugurazione: sabato 11 luglio ore 17.30 a Palazzo Bizzarrini – Radicondoli (SI)
a cura di Gilberto Madioni
info@marianopieroni.it; www.marianopieroni.it/vittorio.html