Lecco – “Paesaggi possibili” a Palazzo delle Paure e a Villa Manzoni. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana la mostra analizza, attraverso 90 opere, come questo tema iconografico sia stato interpretato da grandi maestri italiani, passando tra gli scenari di Massimo d’Azeglio, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Giacomo Balla, per citarne alcuni.
Il percorso dell’esposizione, curata da Simona Bartolena, si intreccia con il patrimonio del Sistema Museale Urbano Lecchese, accolto in prevalenza nelle sale di Palazzo delle Paure e continuando alla Galleria d’Arte Moderna di Villa Manzoni.
Il soggetto del paesaggio è stato più volte indagato, anche con grandi mostre e pubblicazioni, facendo riferimento, soprattutto, alla scena francese mentre in Italia, la situazione di questo tema è meno nota, nonostante abbia avuto ampia diffusione e segnato, come protagonista, la rapida evoluzione che ha condotto l’arte verso la contemporaneità.
“Paesaggi Possibili” copre un arco temporale che, dall’epoca romantica giunge fino al secondo dopoguerra, mettendo in luce i diversi approcci al soggetto, come mimesi del vero, come luogo dell’immaginazione e del sogno, come simbolo, come proiezione del sé, come concetto spaziale, rivelando la progressiva tendenza all’astrazione che l’ha condotto fino alle soglie dell’Informale e oltre.
Un racconto che si snoda dalla classicità del paesaggio storico dei romantici all’indagine del vero dei macchiaioli, alle visioni divisioniste e alle sperimentazioni delle Avanguardie di inizio Novecento, fino alle soglie del contemporaneo quando, con artisti come Morlotti e Fontana, lo traducono in istinto emotivo o in concetto spaziale.
“Sebbene il paesaggio sia un tema iconografico oggi assai diffuso nelle arti visive – sottolinea la curatrice Simona Bartolena – la sua autonomia come genere pittorico autonomo, è molto recente. Solo nel XIX secolo, infatti, gli venne riconosciuto: non più paysage historique, non più scenografia per racconti mitologici, religiosi, ma tema a se stante, momento di osservazione del vero, occasione di sperimentazione tecnica ed espressione poetica. Dalla natura sublime della generazione romantica agli scorci dal vero dei pittori di Barbizon e dei loro numerosi eredi, l’Ottocento è in tutta Europa, il secolo in cui il Paesaggio trova se stesso, trasformandosi progressivamente da scenografia per narrazioni bibliche storiche o letterarie a luogo del vero, a luogo dell’anima, da spazio collettivo a spazio mentale”.
L’esposizione sarà visitabile sino al 21 novembre nei seguenti orari: a Palazzo delle Paure, martedì 10-13; mercoledì e giovedì 14-18; venerdì,sabato e domenica, 10-18. AVilla Manzoni, invece, martedì 14-18; mercoledì e giovedì, 10-13; venerdì, sabato e domenica 10-18.