Gentile redazione di ArteVarese,
Vi scrivo per sottoporlvi una questione, crediamo, di fondamentale importanza.
Vorrei segnalare lo
stato di degrado e incuria in cui versano i bellissimi palazzi storici della nostra piccola
città di Busto Arsizio (VA). Quanto guadagno monetario e culturale ne trarrebbe l'intera cittadinanza, immaginate una diversa fruizione dell'ambiente casalingo che è per noi l'intera Busto sarebbe se, invece di ammassare i cittadini in un centro sempre più piccolo distraendoli con soli negozi ridotti ad osservare vetrine avanti e indietro sterilmente, dessimo loro la possibilità di scegliere luoghi. Uscire di casa e tornare più ricchi. Abbandonati e ignorati, per favorire la
continua lottizzazione e cancellazione sotto colate di cemento e asfalto di terreno nuovo e fertile, le nostre radici assieme a quelle dei nostri suoli soffocate dal cemento, mentre
segni dell'antica bellezza italiana giacciono abbandonati come sfregi soffocati dai condomini.
Busto è ormai un alveare povero e anonimo, questa lettera è un'utopia; il denaro, la meschinità e l'ignoranza vincono di necessità, soprattutto quando è il disinteresse verso l'equilibrata integrazione tra uomo e ambiente a guidare le scelte. È sicuramente troppo tardi, ci siamo incamminati mano nella mano verso il suicidio e l'estinzione di massa, per raggiungere posizioni di potere basta un piccolo salto di fede, molto più facile di quanto si pensi: chi lo compie è forte e senza timore, proprio perché alcuno scrupolo esiste nella coscienza di chi ricerca posizioni di potere per rivendicare successo e vanità. Come cittadino che non ha i mezzi e il tempo di intraprendere una carriera politica, studio medicina e vorrei salvare delle vite, non posso che cominciare a salvare le coscienze mie e dei miei concittadini. Che quanto scrivo venga preso in considerazione lo spazio di qualche minuto, o anche solo letto, è un'utopia da romanzo di serie b, ma non smetto di sperare, prima che sia troppo tardi.
Parlo di
un paio di esempi, tra i più evidenti dell'indifferenza dei miei concittadini, a cui tuttavia non se ne può fare una colpa, la vita è materia complicata già di per sé, con le piccole scadenze quotidiane, demandare la gestione della cosa pubblica contiene in sé i semi del raggiro non appena distolto il nostro sguardo.
Le Case Custodi in Vicolo Custodi, una bellissima coorte settecentesca impreziosita anche da affreschi ,in totale stato di abbandono, degrado e lasciata crollare.
Il Conventino ubicato in Via Matteotti 18, fatiscente e cadente, risalente al 1600, un colpo al cuore alla memoria storica di Busto Arsizio. Passeggiare tra le volte delle antiche cantine o tra la vegetazione della corte, quale diverso sentimento potrebbe suscitare al di fuori dell'abituale vagabondaggio tra vetrine del centro storico; quale complemento e aggiunta a un percorso storico tra le orme degli antenati.
Il Calzaturificio Borri una splendida struttura in stile primo '900 lombardo, già da tempo al centro di speculazione edilizia che a breve porterà lo stesso alla demolizione per la costruzione dell' ennesimo inutile supermercato.
Si dice che la memoria non sia remunerativa, non soddisfi le esigenze di incasso e denaro. Il progetto è lì davanti ai nostri occhi. Quanti curiosi, quanti amanti della buona passeggiata rigenerante, di quante centinaia di unità potrebbe aumentare
l'afflusso verso il cuore della nostra città la volontà di valorizzare il bello che ancora dura e si aggrappa con le unghie a un miracolo. Integrando così le esigenze e gli utili dei nostri commercianti, che si troverebbero a dover gestire con più piacere e rinnovata soddisfazione la curiosità di centri urbani adiacenti.
Il centro storico di Busto, ad oggi così uguale a sé stesso, scontato e datato, quanta potenza racchiude in sé per richiamare ed accrescere l'afflusso di persone in cerca di un percorso nuovo ed anche disordinato per scoprire scorci dimenticati che soffocano nella violenza delle moderne costruzioni residenziali. Dalla nostra piccola città via via in proporzione verso i centri maggiori. Piccole vittorie, di cui la comunità dovrebbe farsi portavoce.
La rivoluzione morale può partire da qui, nella quotidianità di ognuno, nel lascito ai propri figli, nell'alzare lo sguardo e vedere l'armonia: inconsciamente tutto, dall'umore alla coscienza, alla rilassata predisposizione ad accogliere l'altro, tutto parte dal nostro habitat di esseri umani, spinti al meglio solo dal bello. I costruttori, col denaro e gli affari ad ogni livello amministrativo vinceranno sempre, ma saranno ricordate le voci che, sconfitte e irrise negli uffici, nelle tavolate e tra le mura assassine dell'asfalto e del cemento, avranno parlato contro l'omicidio della nostra terra.
La nostra città, come tutte le città italiane, al mondo le più belle, lascito di antiche memorie contadine, meritava di più che diventare un grigio alveare, in cui abituare la cittadinanza al brutto.