Saronnese e Dott. Lazzaroni
Un quadro poco allettante – Un rapido, ma puntuale excursus sul valore della tutela dei beni culturali in Italia dall'Ottocento ad oggi. Ha iniziato così la conferenza "Un futuro per Palazzo Visconti" il professore di restauro dell'Ateneo milanese. In breve le sue dichiarazioni: "Sono forse 400-500.000 i beni tutelati in Italia, neanche lo Stato sa con precisione quanti siano. Ogni regione italiana ha circa 20.000 beni architettonici vincolati con costi di tutela e restauro altissimi e per di più con Soprintendenze sotto organico e senza fondi. Al decentramento dei poteri regionali, avvenuto decenni fa ormai, non poi è corrisposto un decentramento delle competenze. Questo ha influito e continua a farlo sullo stato di salute degli edifici storici e sul loro mancato recupero. Contiamo infine la speculazione edilizia delle periferie nel dopoguerra che ha portato ad un abbandono dei centri storici".
Cominciamo dalla comunità – Se questo è l'insano background che Palazzo Visconti condivide con molte altre architetture del passato italiano, non resta che animare l'interesse, il desiderio di valorizzazione e trovare i finanziamenti nella comunità. "Se il progressivo distacco della popolazione dalle sue tradizioni, dalla storia locale ha portato e porta al disinteresse per i luoghi del passato, il primo passo per un corretto recupero di Palazzo Visconti" -sottolinea il prof. Bellini– "è farlo conoscere ai suoi abitanti. Solo così il valore identitario renderà utile il sacrificio venale".
Progettazione pensata – La prima operazione, in quanto la più urgente, certamente è bloccare il degrado. "Oggi pomeriggio ho fatto un sopralluogo nel Palazzo" -dichiara l'ordinario del Politecnico- "ho rilevato che il recente intervento tecnico effettuato al tetto è tecnicamente buono, ma mancano i serramenti. Adottarne di nuovi sarebbe un primo importante passo, per evitare di rovinare ulteriormente gli interni affrescati". Secondo elemento: il progetto. "Va riflettuto con calma." -continua Bellini- "Assicuro che due mesi di studi preliminari e quattro mesi di progettazione sono troppo pochi. Solo con i tempi adeguati non ci sono imprevisti finanziari e si ha la possibilità di tutelare anche i minimi particolari, simbolo delle stratificazioni storiche di un bene. Il progetto deve durare almeno cinque o dieci anni e attivare più Amministrazioni. Una sola non potrebbe mai sobbarcarsi gli 8-9 milioni di Euro che servono per riportare il Palazzo a nuova vita".
A rispetto delle norme – In fase di ideazione non si può non pensare alla destinazione d'uso, cioè a cosa servirà il bene tutelato. Il docente lo sa perfettamente ed evidenzia in pochi, ma precisi punti gli ideali ai quali ispirarsi: "studiare i bisogni della città oggi e preventivare quelli di domani, ma soprattutto pensare ad un edificio che, sia esso un museo, una biblioteca, un centro culturale, in parte abitazione privata, in parte a destinazione pubblica, venga recuperato nel rispetto delle norme alle quali la struttura architettonica cui è stato destinato deve sottostare. Importante poi è che la destinazione generi un utilizzo generale da parte della popolazione".
Quale futuro dunque per Palazzo Visconti? Si comincia bene: da chi la conoscenza e la ricerca l'ha sotto mano tutti i giorni. Spiace solo vedere che le persone alle quali più di tutti Palazzo Visconti dovrebbe interessare, perché loro sono il suo futuro, i giovani, non erano presenti in massa alla conferenza come ci si sarebbe aspettato d'incontrare.