La conoscenza vera presuppone attenzione e amore. Delle cose negative, si dice spesso che se le conosci le eviti. Ma, purtroppo, capita di ignorare anche le cose belle che ci circondano, dandole per scontate, facendo prevalere l'indifferenza. E, invece, se le conoscessimo un po' di più potremmo meglio apprezzarle e, magari, anche amarle.
Quando parliamo di Milano, l'aspetto naturalistico passa sempre in secondo piano. Come se la città fosse solo cemento, asfalto, automobili, ecc. e le poche presenze naturali, fatte di alberi, verde, ecc. soltanto degli addobbi, degli effetti scenici, quinte senza vita e senza senso, se non quello decorativo. E, invece, lo sappiamo, sono esseri viventi, compagni silenziosi e generosi che rendono la qualità della vita urbana più gradevole.
Impariamo a conoscere gli alberi
Ben venga, perciò, un libro che ci fa conoscere le aree verdi della nostra città, in modo attento e, quasi, amorevole, visto che chi lo scrive, Fabrizia Gianni, è una esperta in ambito botanico, progettista di giardini, oltre a essere docente presso il liceo scientifico San Carlo di Milano.
Il libro si intitola "Passeggiate botaniche nei Parchi di Milano 1", edito da Scalpendi Editore, € 15 . Ed è il primo di una serie di undici agili libretti, ricchi di foto, informazioni tecniche, itinerari da seguire, che illustreranno le nove più grandi aree verdi della città. Noi lo dimentichiamo facilmente, ma Milano con i suoi 20 milioni di metri quadrati di verde complessivo non è seconda a nessuno tra le metropoli europee, contando la bellezza di 54 parchi, 21 giardini e 20 nuovi spazi verdi.
Il primo libro pubblicato riguarda il Parco Sempione. L'Autrice, attraverso quattro percorsi, suddivisi per tappe, ci presenta gli alberi, le essenze, che lo abitano, raccontandoci di loro tutto quello che c'è da sapere, sulla loro morfologia, su come riconoscerli, (foglie, tronco, rami, gemme, corteccia, fiori), sulla loro origine, sul loro habitat e sulla loro storia con gustosi e curiosi accenni aneddotici. In totale, trenta schede botaniche corredate di foto scattate dalla stessa Autrice nel corso delle quattro stagioni.
Quando al parco Sempione si cacciavano le lepri
Naturalmente, non manca anche un accenno alla storia del Parco Sempione, che affonda le sue origini nientemeno che nel 1392, quando Gian Galeazzo Visconti volle creare attorno al Castello Sforzesco una vera e propria riserva di caccia, difesa da un largo fossato, con una fauna ricchissima di fagiani, lepri, pernici, ecc. Il popolino non poteva accedervi, nonostante gli fossero richieste le tasse per mantenerlo. Si racconta che una volta a un contadino, che era riuscito a catturare con il laccio una lepre, Gian Galeazzo per punizione avrebbe fatto inghiottire l'animale crudo, senza nemmeno scuoiarlo.
Altri tempi, per fortuna! Con l'avvento di Ludovico il Moro, il parco, quasi naturale, divenne un vero e proprio giardino con viali, aiuole e architetture vegetali, alcune realizzate anche da Leonardo da Vinci. Il declino del parco comincia con l'arrivo degli Spagnoli che vi costruiscono casematte, baluardi, forti, costruzioni militari, appropriandosi di tutto quanto potevano e continuando a cacciare liberamente la ricca selvaggina. Le ultime lepri e pernici rimaste se le sono mangiate loro.
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte si cerca di dare un assetto urbano all'area, assecondando le sue manie di grandezza. Nel 1806/7 Luigi Canonica realizza l'Arena (oggi dedicata a Gianni Brera), in stile neoclassico, che diventerà sede di grandi feste pubbliche. Si fa costruire nei primi dell'Ottocento, la Piazza d'armi e la direttrice del corso Sempione che sfocia nell'Arco della Pace. Ma il Parco, anche in questi periodi, continua a rischiare grosso. Un progetto dell'architetto Antolini prevede la realizzazione di una serie di edifici monumentali con il ridimensionamento delle zone verdi. Che, per fortuna, finisce nel nulla.
Edifici pubblici e opere d'arte per la bellezza del Parco
Anni dopo, l'idea torna d'attualità e, oltre agli edifici pubblici, balena l'idea di costruire un quartiere residenziale alto-borghese. Per fortuna, in questa circostanza, la crisi edilizia, quanto mai opportuna, blocca tale proposito.
Con l'architetto Alemagna nel 1887 il Parco trova la sistemazione che bene o male è rimasta nel tempo. Certo, vi furono diversi interventi artistici ed edilizi sia all'interno che a fianco del Parco, più o meno riusciti e integrati con il disegno originale. Ad esempio, la Torre Littoria (ora Torre Branca), alta 106 metri, costruita da Mussolini nel 1933. Mentre, l'anno prima si era iniziata la realizzazione del Palazzo della Triennale ad opera di Giovanni Muzio.
Dal punto di vista naturalistico da ricordare il laghetto collegato alla Roggia Civica e la collinetta artificiale (Monte Tordo) sulla quale fu costruita la Biblioteca Comunale nel 1954, servita all'epoca da una seggiovia urbana, ora smantellata.
All'interno del Parco, ci sono anche numerose opere d'arte tuttora visibili, quali la "Storia della terra" di Paolo Paradiso, "Accumulazione musicale" di Arman, "I bagni misteriosi" di Giorgio de Chirico, tutte realizzate nel 1973, data in cui venne anche costruito il Teatro Burri, prima demolito e poi recentemente ricostruito.
Gli anni Ottanta sono i più bui per il Parco Sempione, in quanto la zona viene lasciata in uno stato di quasi totale abbandono, tanto che frequentarlo diventa piuttosto pericoloso. Per fortuna, dal 1996, sotto l'amministrazione Albertini, venne riproposto il progetto originario di Alemagna, risistemando i percorsi, le aiuole e ricollocando piante ed esemplari arborei originali. Oggi, il Parco è davvero un luogo incantevole, dove è possibile passeggiare, rilassarsi e ammirare le numerose specie di alberi presenti.
I veri protagonisti: gli alberi
Come abbiamo fatto per la storia del Parco, anche nella descrizione delle piante saremo, per forza, generici. Per approfondire c'è sempre il libro della Gianni. Ma una cosa teniamo a mettere in evidenza, la biodiversità. Infatti, gli esemplari di piante presenti sono sia di origine autoctona (cioè mediterranea), sia di origine alloctona (cioè esotica). Si può dire che un po' tutti i Paesi del mondo ne siano rappresentati, dal Giappone alla Corea, dal Caucaso all'Arabia, dall'America all'Himalaya fino ai Paesi dell'Atlante e alle terre dei Pellirosse. Un vero melting pop naturalistico da fare invidia agli umani.
Qualche piccolo accenno che chi acquisterà il libro potrà approfondire a suo piacimento. Si parte dall'acero americano spesso confuso con il sicomoro, per passare all'albero di Giuda, dove sembra che il traditore di Gesù si fosse impiccato, anche se forse il nome gli deriva dalla sua origine giudea. Poi il bagolaro, detto anche spaccasassi, per la forza di ancorarsi in profondità anche sulle rocce, al cedro dell'Himalaya che vive fino ai 2000 metri d'altezza.
Il faggio, il cui legno fin dai tempi delle "Bucoliche" di Virgilio, serviva a produrre cucchiai, rastrelli, mangiatoie, ecc. Il Gingko, o albicocco d'argento, definito anche fossile vivente, considerato che era presente fin dal Giurassico sulla terra. L'ippocastano, le cui castagne, non buone per gli uomini, servivano altresì ai cavalli per guarirli dalla bolsaggine.
E ancora il Liquidambar, la cui resina (storace), è profumata e il Noce nero, il cui legno, appena tagliato, mostra un colore violetto che a contatto con l'aria diventa nero con venature screziate, molto apprezzato dagli ebanisti. Poi l'ornello dal cui tronco, una volta inciso, sgorga del succo giallo che si rapprende all'aria, la biblica (?) manna.
La Paulonia che pare fosse usato dalla principessa di Danimarca perché l'infuso delle sue foglie e dei suoi frutti previene l'invecchiamento della pelle. Il platano, al quale sono legate gesta mitiche, e che è uno degli alberi più presenti in città. La robinia che ha legni e semi tossici ma i cui fiori servono per preparare ottime frittelle. E ancora, la Sefora, originaria della Corea, e il tiglio maggiore con il legno dal quale si fabbrica polvere pirica e carboncino da disegno.
Insomma, c'è di che imparare dagli alberi. Basta avere voglia di conoscerli e ascoltare quello che ci vogliono dire, magari, aiutandoci con la guida che ci offre il libro della professoressa Fabrizia Gianni che rappresenta anche una splendida idea-regalo per le prossime festività.