Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio spicca ancora oggi per mole e per posizione nel paese della Valceresio, presentandosi oggi con una facciata imponente e ineluttabilmente sbiadita dal tempo. Il tempo qui significa secoli di storia, a partire da un rustico casino di caccia nel XIII secolo, sviluppatosi a magnifica villa di delizie, così come si usava tra le grandi famiglie del Rinascimento, anche in Lombardia.
La dimora in questione, in splendida armonia con il giardino, è di proprietà privata, ancora oggi dei discendenti della famiglia che la volle costruire. Il conte Jacopo Cicogna, poco più che quarantenne, è colui che in prima persona si occupa della villa di famiglia, bene inestimabile, di non facile gestione.
Che cosa significa essere responsabili di una villa con parco che ha secoli di vita, com'è Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio?
"Essere proprietari di un bene storico-artistico implica tante responsabilità: la prima è verso il bene stesso e la propria famiglia, con la sua tradizione secolare; la seconda verso lo stato, che richiede di sottostare ad alcune regole; la terza verso chi è interessato alla cultura, alla storia, al territorio.Queste responsabilità si trasformano in azioni che si rivolgono essenzialmente alla tutela, alla conservazione, al restauro, alla manutenzione, all’apertura al pubblico, al reperimento di risorse finanziarie, alla diffusione e promozione, allo studio, alla catalogazione".
Sono più gli oneri o gli onori?
"Posso dire che si bilanciano, perché qualsiasi sforzo, anche il più pesante, è sicuramente ripagato dalla bellezza del luogo, che incanta e affascina".
E' stato mai tentato dal cedere la villa di famiglia con tutto il suo patrimonio allo Stato? O al FAI?
"Alcuni anni or sono (primi anni '80) ci chiesero se eravamo disposti a donare la villa e il giardino in cambio della sua manutenzione e conservazione. Il nostro rifiuto derivò dal fatto che fino a qualche anno prima la gestione era affidata a mio padre (venuto a mancare nel 1979) che era riuscito a innescare un circuito virtuoso intorno alla villa (turisti, ricevimenti, film, ecc.), e quindi si pensava di poter continuare su questa strada e potercela fare da soli".
Qual'è l'aspetto più originale della villa? Che cosa la rende unica nella provincia di Varese e non solo?
"Credo che l’originalità stia nell’autenticità, ovvero nel senso di antico/non restaurato e poi nel fatto di appartenere alla stessa famiglia (Mozzoni e Cicogna-Mozzoni) da più di 500 anni: si tratta di un complesso rinascimentale (Casino di caccia/villa/giardino/serre/area agricola) con stratificazioni del XVI, XVII, e XVIII secolo, ed è aperta al pubblico da 50 anni".
Quali sono i problemi più gravosi che si devono affrontare nella gestione di un bene come la villa in questione?
"Sentirsi ignorati e abbandonati da chi dovrebbe sostenerci, insieme alla sensazione ancora peggiore di essere considerati e lodati solo in alcuni frangenti".
Qual'è il rapporto con Bisuschio? Con la Valle Ceresio?
"Direi ottimo, si collabora. Bisuschio è un comune molto piccolo e purtroppo non è in grado di dare alcun contributo. Da parte nostra abbiamo sempre dato la più ampia disponibilità per qualsiasi richiesta arrivasse dal Comune stesso, dalla parrocchia, e dalle associazioni della valle, in un clima di serena collaborazione".
Che cosa manca alla Villa Cicogna Mozzoni per un "salto di qualità" come bene culturale?
"Un sostegno continuativo, non essendo purtroppo possibile al momento sostenersi con le proprie forze. Questo sostegno potrebbe essere impiegato per assumere un direttore amministrativo che crei dei progetti capaci di attrarre risorse diverse, collaborazioni con enti istituzionali, scuole, università, privati cittadini, ricerca di contributi statali, regionali, provinciali.
Che cosa "invidia" ad altre consimili realtà della nostra zona: Villa Panza, Villa Della Porta Bozzolo, Villa Cagnola?
"No, nessuna invidia, anzi c’è molta solidarietà per chi deve affrontare gli stessi problemi".
E' sostenibile, per un privato, ancorché appartenente a una famiglia nobile e verosimilmente facoltosa, il mantenimento di una struttura complessa qual'è Villa Cicogna Mozzoni?
"Ma, dunque sì, noi credevamo lo fosse, ma bisogna fare i conti con il lungo/lunghissimo periodo, ovvero interventi straordinari che non sono previsti e che mandano a monte qualsiasi previsione".
Ci sono delle scelte che rimpiange di non aver fatto nel momento opportuno?
"Al contrario, sono contento di aver scelto di difendere questo bene".
La villa è uno dei più antichi e insigni "monumenti storici", ovvero sottoposti a vincolo, della provincia, eppure stenta a proporsi quale appetibile meta turistica e culturale: perchè?
"Negli anni di gestione di mio padre la villa non stentava assolutamente, anzi con i vari eventi creati (mostra della rosa, mostra dell’Iris) la villa era identificata come il “paradiso” dell’appassionato di floricoltura con le sue serre e i suoi giardini e un luogo dove immergersi nella storia. Oggi le cose sono cambiate completamente: c’è molta più concorrenza rispetto ai tempi di mio padre e il settore dell' Edutainment (educazione/intrattenimento) è fortemente frammentato e complesso. Ci si trova quindi a competere con proposte più moderne, più in linea con le esigenze di oggi".
Che ne pensa, della teoria e della prassi, in qualche realtà del territorio avviata, del "fare sistema"? Potrebbe valere anche per la Valceresio?
"Ne penso molto bene, e credo che sia l'unica sopravvivenza per le realtà medio-piccole. I differenti musei della valle dovrebbero coordinarsi e fare gioco di squadra. L'esempio del circuito museale attivato in valcuvia andrebbe seguito, a vantaggio di tutti gli operatori sul territorio".
Qual'è la soddisfazione più grande, legata alla villa, che ha avuto negli ultimi cinque anni?
"Credo l’evento nel 2003 intitolato Teatri di Verzura, dove siamo riusciti a far arrivare a Bisuschio 4 fra i più importanti architetti-paesaggisti italiani e avergli fatto fare un progetto di teatro all’aperto adattato al giardino storico".
Gli studi, anche recenti, sulla architettura, storia e decorazione della villa, non mancano: perché non organizzare un convegno internazionale per fare il punto della situazione?
"Non credo l'argomento sufficientemente importante da farne un convegno (addirittura) internazionale. Piuttosto, sarebbe già molto fare una pubblicazione, perché purtroppo non ne esiste ancora una".
Che cosa auspica, perché la villa sia meglio fruita dal pubblico?
"Sarebbe molto bello riuscire a utilizzare i vasti spazi al piano terra per aggiungere un' area dedicata ad oggetti e/o pannelli didattici esplicativi, saletta cinema/computer, negozio di pubblicazioni, zona ristoro, zona consultazione".
Se avesse a disposizione un congruo finanziamento da destinare alla villa, che cosa farebbe per prima cosa?
Assumere 6 professionisti: un direttore amministrativo, un curatore, un found Raiser, un addetto alla Sicurezza, addetto alle pulizie, giardiniere. Perché sappiamo che la migliore tutela per questi beni è la “conservazione programmata”, che sta a significare un costante controllo e studio dello stato dei reperti/ambienti per attuare degli interventi ordinari continuativi evitando così quelli straordinari, solitamente più invasivi. Ciò darebbe anche la possibilità di poter essere riconosciuti come “Museo” vero e proprio a livello Regionale, perché in linea con gli standard richiesti.
Come valuta la politica museale della Regione Lombardia?
"Credo sia all’avanguardia rispetto a altre regioni più fortunate della nostra, perché si sta indirizzando verso ciò che è meglio per i BBCC, ovvero la tendenza a istituire “sistemi” di musei, che sono l’unica soluzione in un settore così differenziato, frammentato e vasto".
Il destino della villa di Bisuschio è quello di una location di prestigio o di un bene culturale aperto alla collettività? Quale opzione vede la migliore?
"I due aspetti non si escludono, anzi essere "location" è la destinazione ovvia di un luogo costruito per ricevere ospiti, mentre come bene aperto alla collettività siamo già alla terza generazione".
Che cosa pensa la famiglia Cicogna Mozzoni nel suo insieme di questo "ingombrante" patrimonio ereditato? Esiste una visione per il futuro?
"Parlo a nome di tutti: questo luogo è amatissimo ed è il simbolo della famiglia Mozzoni, che si insediò in Valceresio nel 1288. E' indiscutibilmente un legame con il territorio molto profondo ed è proprio per questo che sappiamo che le cose cambieranno: verranno tempi migliori!"
Continuerà ancora a lungo ad occuparsi della villa?
"Finché morte non ci separi".