Il “Pago a al Tierra” è un rito di offerta degli antichi popoli peruviani alla Pachamama, la Grande Madre. Si tratta di lavoro gratuito collettivo che veniva effettuato da tutti gli abitanti del villaggio a scopo propiziatorio per aggiustare strade, realizzare contrafforti contro le slavine o altre opere di interesse pubblico. Ogni anno infatti gli antichi Inca dedicavano alcune giornate di lavoro alla collettività, nell’intento di ringraziare gli dei per ottenere qualche giovamento. Utile, semplice, efficace.
Forse anche noi dovremmo ripartire da gesti del genere: questo popolo era capace di una costruzione sociale e culturale davvero unica. Potevamo pensarci prima.
Prima di distruggere senza capire.
L’antropologo Claude Lévi-Strauss ha chiamato società come la nostra basate sulla scrittura “calde” perché tendono a bruciare energia ricavata dall’ambiente e producono un continuo cambiamento, quindi devono necessariamente trovare il modo di ricordare gli avvenimenti, essendo colpite da mutazioni continue. Hanno perciò la necessità di usare testimonianze scritte. Le società denominate “fredde” sono quelle che, al contrario, non consumano l’ambiente e quindi non cambiano molto. Mutando in modo non significativo nel corso del tempo non è necessario per esse trovare una maniera per raccontare la propria storia e gli unici modi utili per parlare del passato restano il mito o il legame con i defunti, con gli antenati. Cosa faremmo noi se non avessimo avuto la scrittura? Di che cosa ci potremmo ricordare?
Un altro terrificante momento di devastazione sordida della cultura Inca ad opera degli spagnoli riguarda proprio la scrittura. I nativi peruviani avevano infatti inventato il Quipu, un ingegnoso metodo per registrare dati e informazioni sulle merci fatto da cordicelle annodate. Gi invasori spagnoli scambiarono i Quipu per un modo per inviare messaggi cifrati di guerra e distrussero quasi tutte le testimonianze di questa importante invenzione.
Credo che l’Occidente abbia compreso ben poco del Sudamerica, delle civiltà e della cultura che stava in questo territorio prima dell’avvento degli europei. Viene delineato un “prima di Colombo” generico e superficiale nel quale non si è ancora scavato a fondo.
Il viaggio in Perù invece ci ha rivelato che fin da epoche lontane il continente americano aveva tradizioni di profonda urbanizzazione e di sofisticate abilità tecniche. Un mondo sepolto che sarebbe bene riscoprire e valorizzare perché parte integrante del passato della civiltà umana.
Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso