A quanti sarà capitato di attraversare quest'atipica piazza lariana – punto di passaggio obbligato per raggiungere il cuore e il lago della città – e di vedere un'eccentrica opera in cemento realizzata con motivi circolari che si alternano in un perfetto quanto instabile equilibrio? Aggettanti dal bordo di una grande vasca, quattro sfere e quattro anelli orizzontali puntano verso una seconda e più piccola vasca, della quale rispecchiano fedelmente la circonferenza. Dalla parte opposta si innalza, sulla verticale, un altro piccolo cerchio, solitario contrappeso visivo all'asse dell'imponente corpo centrale. Una costruzione complessa fatta di audaci asimmetrie e di precise orditure auree, ottenute grazie alla regola matematica del "numero d'oro", il famoso numero irrazionale, simbolo di perfezione e armonia, che il matematico americano Mark Barr aveva proposto di indicare con la lettera greca "j", dall'iniziale del grande scultore, pittore e architetto greco Fidia, che di linee curve, convergenti e divergenti, se ne intendeva, eccome.
Progettata dal giovane architetto razionalista Cesare Cattaneo (Como, 1912 – 1943) e dal pittore Mario
Radice (Como, 1898 – Milano, 1987), esponente di spicco dell'astrattismo italiano e capofila dello storico Gruppo Como, la fontana venne costruita in forma temporanea per la VI Triennale di Milano del 1936, e poi demolita e nuovamente assemblata in piazza Camerlata (ai tempi piazza Corsica) nel 1962. Un progetto, che come confermano gli schizzi preparatori di Cattaneo, era stato inizialmente ideato come "monumento alla circolazione automobilistica", nell'intento di sottolineare la convergenza delle principali direttrici di collegamento regionale. L'idea, infatti, era che dai quattro anelli – sulla cui superficie sarebbero stati incisi i nomi delle città di Varese, Como, Milano e Cantù – partissero delle enormi frecce direzionali. Una costruzione che doveva alludere alle traiettorie rotanti che si snodano attorno al piazzale, ma soprattutto un'«opera di decorazione pura, esaltazione di belle forme, ottenute con geometrica perfezione […] senza pretese di contenuto letterariamente simbolico o di destinazione funzionale» secondo l'affermazione rilasciata dai due autori nel novembre del 1935, quando espongono per la prima volta il progetto originario. Simbolo di una collaborazione professionale e di un sodalizio amichevole, la monumentale ed autoreferenziale opera comasca celebra quindi, per volere dei suoi stessi artefici, «il dinamismo del grande traffico automobilistico […] nel centro di una grande piazza moderna».
In apertura: Cesare Cattaneo, Autoritratto, 1938, courtesy Archivio Cattaneo