"Chi ha tanti soldi vive come un pascià", diceva una canzoncina degli anni sessanta. I soldi, la nostra rincorsa quotidiana, la nostra schiavitù, il fascino del potere. Bruciate, accartocciate, sporcate di colore, le banconote diventano arte nelle mani di Franco Crugnola, che con graffiante e pungente ironia ridimensiona il valore del dio denaro, in una continua riflessione tra povertà e ricchezza, ricchezza interiore e ostentazione esteriore.
In una società contemporanea "dove tutto è misurabile dal e col denaro – spiega Crugnola – questo ha per me il valore simbolico di rappresentare il pericolo di una vasta decadenza culturale e per opposto il degrado che la sua mancanza ne produce".
Lo affianca in questa mostra Lorenzo Piemonti, artista di fama internazionale che ha contribuito all'evoluzione dell'astrattismo concreto.
L'excursus pittorico di Piemonti si principia nel figurativo e si evolve verso un'arte concreta, che l'artista caratese matura durante un lungo soggiorno in Svizzera. La frequentazione con Max Bill gli permette di accostarsi a un'arte caratterizzata da elementi geometrici, linee ortogonali e colori primari. Dalla pittura esistenzialista degli inizi giunge quindi a un'arte essenziale che si prodiga nella costante reinvenzione delle leggi matematico-geometriche.
Orientato sempre più verso l'oggetto, alla metà degli anni Ottanta l'artista realizza i suoi primi Cromoplastici, rilievi caratterizzati da linee strutturate parallelamente, in bilico tra creatività e rigore logico matematico. Seguono quindi le Accelerazioni del decennio successivo, in cui la stesura pittorica mette in evidenza le qualità e le sensibilità del colore.
Dal 1990 è promotore in Italia del MADI' un movimento nato in Argentina nel 1946, e che ha fra i suoi fondatori Gyula Kosice e Carmelo Arden Quin. Il MADI', nome derivato dalla contrazione di Materialismo Dialettico, teorizza e realizza opere che sono in perfetta sintonia con quanto Piemonti aveva fatto fino ad allora. La sua opera infatti si svolge in un ambito perfettamente logico, salvo prendersi a volte delle licenze quasi a ricordarci che l'arte, e perciò la stessa vita, vivono di razionalità ma anche di spazi preziosi riservati alla fantasia.