Sono trascorsi due anni da quando abbiamo intervistato la giovane Storica dell'Arte Silvia Ballardini autrice di una ricerca sui quadroni seicenteschi della Basilica di San Vittore a Varese. La giovane ha recentemente conseguito la laurea magistrale e ancora una volta la sua attenzione è stata catturata dal patrimonio artistico della nostra terra. 'Vent'anni di mostre alla Pincoteca Züst di Rancate, analisi dell'attività espositiva e del suo rapporto con il territorio', questo il titolo della sua tesi di laurea discussa all'Università degli Studi di Milano con il coordinamento dei professori Antonello Negri e Giorgio Zanchetti. "Anche se situata lontano dai grandi circuiti museali, adagiata tra le colline del Mendrisiotto, la Pinacoteca Züst appare fin da subito come una piccola perla rara sempre fedele a sé stessa e ai principi che fin dall'origine l'hanno retta", scrive Silvia nell'introduzione al suo lavoro costruito in capitoli dedicati alla nascita, la crescita e la specializzazione consolidata nel tempo di questa sede espositiva.
Quali sono stati i motivi che ti hanno portato a scegliere come argomento di studio proprio la Pinacoteca Zust?
"E' un luogo che mi ha da sempre affascinato proprio perchè è una realtà piccola, quasi nascosta. Inoltre, ha fatto nel corso degli anni delle scelte espositive molto particolari e studiate. Gli autori che vengono presentati sono spesso poco conosciuti: personaggi ticinesi presenti tra gli artisti della collezione che ha dato vita alla pinacoteca, ma anche personalità italiane che hanno contribuito alla caratterizzazione dell'ambiente culturale ticinese".
Sei partita dallo studio della storia di questo luogo?
"Si, dal 1966 quando Giovanni Züst decide di donare parte della sua collezione privata. Fu il comune di Rancate, località dove Züst risiedeva, ad avere la meglio: il primo nucleo fu così allestito nella ex casa parrocchiale, ristrutturata ed ampliata dall'architetto Tita Carloni e inaugurata nel 1967. La Pinacoteca venne poi chiusa nel 1988 per una ristrutturazione degli spazi espositivi ad opera dell'architetto Claudio Cavadini e fu riaperta nel 1990. Questi lavori l'hanno trasformata e la hanno dato il volto che si vede ancora oggi: disposta su due piani (tre quando ci sono mostre temporanee) e allestita secondo un ordine cronologico che dal XX secolo arriva al XVII".
La tua ricerca ha posto l'attenzione in particolare sull'attività espositiva. Quali aspetti hai esaminato?
"Ho dedicato un intero capitolo alle esposizioni dagli anni Novanta ad oggi, contando circa venti mostre divise tra monografiche e tematiche. Un lavoro di ricerca svolto soprattutto sui cataloghi pubblicati in occasione delle esposizioni. In particolare per ogni mostra ho analizzato le tematiche affrontate e come venivano presentate le opere al pubblico e gli allestimenti. La scelta della Pinacoteca è sempre stata quella di non far prevalere la scenografia sulle opere, non ci sono mai stati allestimenti troppo spettacolari. Ho così definito quattro tipologie di allestimento: i pannelli in legno che simulano la parete, le tende colorate su cui vengono appesi i quadri, i pannelli tradizionali e le teche per custodire diverse tipologie di oggetti. Un altro aspetto approfondito è stato quello dell'illuminazione. Sono infatti presenti due modalità di luci: nella sezione della collezione permanente viene utilizzata la luce al neon, mentre per le mostre temporanee vengono impiegati dei faretti che scorrono su binari per direzionarli sulle opere esposte".
La tua tesi si apre con un capitolo dal titolo 'Una Pinacoteca anticonformista'. A che cosa ti riferisci?
"Il museo ticinese ha scelto di organizzare mostre che abbiano sempre legami con la propria collezione permanente e con il territorio in cui è inserito, portando così alla ribalta artisti spesso conosciuti solo agli studiosi. Questo è l'aspetto che più mi ha colpito e incuriosito. Il Museo non ha mai steso proposte per attirare un numero elevato di pubblico, ma ha mirato sempre alla qualità. Il pubblico, grazie a questa 'politica', è aumentato molto nel corso degli anni, sia dal fronte svizzero che italiano".
Nella tesi anche una voce diretta, quella di Alessandra Brambilla, collaboratrice scientifica.
"Oltre alla conservatrice Mariangela Agliati, Alessandra Brambilla è stata molto disponibile e vicina in tutte le fasi della mia ricerca. Nell'intervista, oltre a svelare aspetti positivi e negativi della gestione della Pinacoteca, ha sottolineato il legame recente con altri musei della zona: "Da un paio di anni è stata avviata una proficua collaborazione tra la nostra Pinacoteca, il Museo Vela di Ligornetto e il Museo d'Arte di Mendrisio con quella che si chiama la Rete dei Musei d'Arte del Mendrisiotto, il così detto MAM. Frutto di questa collaborazione è la creazione di opuscoli informativi che presentano in maniera congiunta l'attività di tutto l'anno dei tre istituti museali e che inoltre offrono dei coupon per l'ingresso a prezzo ridotto ai visitatori che circolano nei tre musei. Si tratta, dunque, di un'iniziativa che si pone nel segno della valorizzazione dell'ingente patrimonio artistico ticinese".
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