Milano – Il percorso di Gianni Cella dall’esordio con lo storico collettivo dei Plumcake fino al successo individuale nella mostra, a cura di Alberto Fiz, allestita alla Fondazione Stelline. Oltre venti opere tra dipinti, sculture e installazioni realizzati tra il 1983 e il 2023 scandiscono il percorso all’interno della Gallery II al piano ipogeo. La rassegna rappresenta anche l’occasione per festeggiare i 40 anni di attività di dell’artista tra i fondatori, con Romolo Pallotta e Claudio Ragni, dello storico collettivo Plumcake.
«Plastiche apparenze consente di rileggere in maniera del tutto originale il lavoro di un artista che ha sviluppato la propria ricerca poetica prima in gruppo poi individualmente, affermando la sua alterità rispetto al sistema dell’arte», sottolinea il curatore. «Le sue immagini, devianti e inafferrabili, assorbono il disagio dell’autore che spesso coincide con quello di chi osserva».
La mostra viene introdotta da una serie di lavori storici del periodo Plumcake, tra cui Razzo (1983), che sintetizza astrazione e figurazione dando vita a una forma misteriosa con un personaggio stilizzato che sembra dormire su una nuvola. Di particolare interesse La montagna delle lucertole (1985), una sorta di luogo sacro abitato dai piccoli rettili che si propagano nell’ambiente con riferimenti alle culture primitive e all’archeologia. Nello stesso contesto compare anche Natura maligna (1988), un cuore piuttosto ambiguo, cifra stilistica tra le più riconoscibili dei Plumcake e Apparizione modeste (1994) che anticipa i simboli dei social.
Nel 2000 Cella inizia un percorso individuale e, come lui stesso scrive, nel suo diario Una vita lemme lemme: “Ho abbandonato il lavoro di gruppo per sentirmi più responsabile del mio mondo creativo. Sono un visionario, prolifico, polimorfo e caleidoscopico”. A raccontare tutto ciò in chiave figurativa è Gioia e mistero (2022), un polittico che raffigura i momenti salienti della sua vita artistica, dal diploma in Pittura all’Accademia di Brera sino alle esposizioni individuali degli ultimi anni.
Come emerge, il percorso artistico di Cella appare assai più sfaccettato e più complesso rispetto al periodo Plumcake. I lavori, pur mantenendo una componente ludica, esprimono disagio e alterità.
Questo appare evidente da Biancaneve e i sette uomini più stupidi del mondo (2001), riflessione cinica sulla favola, così come da Ex capo (2005), scultura con la testa mozzata intesa come denuncia nei confronti del potere e da Ex aequo (2005), installazione grottesca dove una figura in vetroresina smaltata con il volto dipinto su un pallone gonfiato (i palloni gonfiati sono un tema ricorrente e in mostra non manca nemmeno una scultura del 2018 con tre Palloni gonfiati sovrapposti dipinti in base al tricolore) gioca a campana attraversando la sagoma a terra di un cadavere che, in un macabro ribaltamento, potrebbe essere il suo. Il delitto è servito in una mostra dove compaiono Orologio di Lombroso (2011), con le ore sostituite da figuri assai poco raccomandabili, e due installazioni in progress con oltre 30 elementi dal titolo Caos primigenio (2018-2023).
Sono una serie d’ibridazioni monocromatiche gialle e rosse dove tutto, dalle stelline alle gocce d’acqua, viene antropomorfizzato e allo stesso tempo deformato. Così, applicare faccine ed emoji qua e là assume un aspetto piuttosto inquietante e assai meno giocoso di quanto possa sembrare a prima vista.
Accanto a un gruppo di sculture – tra cui è presente Clessidra familiare (2011), ribaltabile a seconda che si preferisca far prevalere la bimba o il bimbo –, compare Lo Spirito del lago, un’altra variegata installazione del 2016 dove la costellazione lacustre comprende mostri e mostriciattoli, ma anche piccole immagini di Adamo ed Eva, degli improbabili Fratellini Pollock o di un Vincent coperto dall’acqua con un chiaro riferimento al grande pittore olandese.
Proprio van Gogh è presente in mostra come parte del rebus a lui dedicato (2023) nel quale le pere, anticipate da una “o”, identificano le “opere” creando un aforisma figurale di notevole efficacia in base a un meccanismo che si ritrova in un altro rebus, La principessa sul pisello (2017).
La mostra si conclude con uno spazio interamente dedicato agli ex voto con una serie di quadretti votivi (2020) che, affiancati da cuori che lacrimano in vetroresina, riprendono in chiave contemporanea la tradizione della pittura popolare. Al centro degli ex voto, spicca la presenza di Harvey, la scultura dell’amico immaginario, un po’ coniglio un po’ alieno, che accompagna i miracolati che hanno ricevuto la grazia.
La rassegna comprende anche una installazione dell’artista realizzata nel giardino del Chiostro della Magnolia dal titolo Totem, con quattro monumentali opere plastiche di oltre due metri che simboleggiano i camaleontici aspetti della contemporaneità, prendendo spunto da una ritualità antica. Tra i totem non manca nemmeno un omaggio ai celebri Fratelli Marx a cui l’artista si è spesso ispirato recuperando l’aspetto cinico e stralunato del loro umorismo.
L’esposizione che prosegue sino al 25 giugno (orario: martedì – domenica, 10 -20) è accompagnata da un catalogo con testi del curatore, di Alessandra Klimciuk e Marianna Cappia, oltre a un’intervista di Barbara Cottavoz a Gianni Cella.
Note Biografiche
Gianni Cella (Pavia, 1953). Nato e cresciuto a Pavia, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. Espone per la prima volta nel 1982 assieme a Romolo Pallotta e Claudio Ragni, con cui fonda il collettivo Plumcake, ospitato nelle sale della galleria Il Diagramma di Luciano Inga-Pin.
Assieme ai Plumcake partecipa alla XLIV Biennale di Venezia, alla XV Biennale internazionale del bronzetto e della piccola scultura a Padova e nel 1992 alla Triennale di Fellbach. Nel gennaio 2000 si separa dagli altri due Plumcake per continuare da solo il proprio percorso artistico, sia come rappresentante del movimento dei Nuovi Futuristi, grazie anche al contributo critico di Renato Barilli, sia come artista individuale.
Oltre ad aver partecipato a esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero ha è presente nel panorama del design italiano grazie a collaborazioni con Alessandro Mendini, Swatch e Rosenthal. Info: giannicella.it