Wotan e BrunhildeWotan e Brunhilde

Penso che sia utile, in questo bicentenario della nascita del Grande artista tedesco, trattare il problema della musica wagneriana in rapporto al Nazismo: in sostanza, fu una strumentalizzazione e, come tale, è da condannarsi non solo sul piano sociologico, ma anche puramente artistico. Tuttavia si tratta di un fenomeno che è possibile spiegare storicamente.
Ad affermare il vero, Hitler e "company" non si inventarono alcunché dal nulla.

È noto, infatti, come Wagner indulgesse verso due "chiodi fissi": la ricerca del lusso personale ed il terrore (uso il termine in senso strettamente etimologico) degli Ebrei.
Questo "terrore", senza dubbio più peculiare, e non soltanto in Wagner, è complicato da spiegare, o, quanto meno, "comprendere", ancora oggi, al di fuori della Germania, e tanto più per chiunque non fosse un tedesco del XIX secolo.

L'antisemitismo, presente in Europa fin dalla caduta dell'Impero Romano e radicatosi lungo il Medioevo, anche per effetto di alcune predicazioni monastiche, (complicatissimo da risolvere, il significato di una figura creata dal timore e dall'ignoranza nei confronti del popolo ebraico, l'"Ebreo errante"), subì un'impennata verso la fine del XVIII secolo, in quella Germania che subiva importanti trasformazioni socio politiche.
Così, anche se inconsapevolmente, furono proprio taluni intellettuali a formulare "dichiarazioni" che avrebbero conseguito maggior peso, quando fossero "interpretate" in modo bassamente partigiano.

Penso al Winkelmann che, ponendosi il problema di chi potessero essere i presunti "eredi" della compostezza classica greca, rispose a se stesso che la razza ariana, perché caratterizzata da tratti somatici "apollinei", era quella meglio identificabile (ovvio che, in realtà, si trattava di un problema meramente speculativo, a conti fatti, ma ritenuto concreto da parte di un uomo dell'età illuministica cultore dell'Arte intesa in modo assoluto, anticipando, ad esempio, un D'Annunzio ed un Wilde in proposito de "l'arte per l'arte").

Nietzsche al pianoforteNietzsche al pianoforte

È da ritenere, poi, con ogni probabilità che la teoria del Winkelmann rispondesse meglio alla sua nota inclinazione omosessuale, piuttosto che alla "politica" del tempo: tale ideale di bellezza era piuttosto il "suo" personale (e siccome la classicità greca si rapportava meglio al mondo fisico maschile, la risposta del grande studioso d'arte va letta in tal senso).

Purtroppo, la società tedesca "colta", lesse in modo letterale tali teorie.
Non si dimentichi, poi, che i politici, i quali subivano un rapporto d'amore e d'odio con coloro che detenevano, di fatto, il potere tramite "finanziamenti" per i vari principi elettori e, nel secondo Ottocento, dopo Sedan del Kaiser Guglielmo, fomentavano l'astio verso gli Ebrei. La maggior parte dei banchieri, che, tra l'altro, investendo ingenti capitali mobili ed immobili nelle ferrovie e nell'acciaio, consentirono alla Germania di posizionarsi alla guida dell'economia industriale europea sul declinare dell'Ottocento non erano certo "ariani", bensì ebrei (pensiamo alla dinastia Rothschild, per citare la più nota).

Sommando questo disagio politico a quello sociale (la popolazione non era più ricca di quella italiana, ad esempio) avremo la risposta del perché, col tempo, la dittatura poté sostituirsi alla democrazia.

Hitler
, soppesando il potere della "propaganda" nella "lucida" pazzia che lo contraddistingueva, elesse Wagner al reale Superuomo di matrice nietzschiana, accentuando l'esaltazione che l'artista faceva del "mito tedesco", ma cancellando, ovviamente, ed astutamente, nella "vulgata" verso le masse, quelle debolezze proprie del genere umano che il compositore stesso aveva ritratto consapevolmente nelle opere. Si pensi, ad esempio, a "Lohengrin": l'eroe è il ritratto dell'artista condannato all'incomprensione da parte della società che lo circonda (mi riferisco ad una nota dichiarazione di Wagner nella celeberrima "Lettera agli amici").

Venendo, quindi, nello specifico, all'antisemitismo del compositore, terrore che mai si espresse in modo chiaro e che tormentò l'artista per tutta la vita, nasceva dal fatto che egli si era convinto di potere essere figlio di Ludwig Geyer, l'attore che frequentava in amicizia la

Le walkirie, illustrazione di Arthur Rackham, 1910Le walkirie, illustrazione di Arthur
Rackham, 1910

casa dei genitori e che sposò la madre del compositore, una volta vedova.

Il fatto è che non sussistono prove né che Geyer fosse d'origine ebraica, né che Richard fosse il figlio naturale di chi, nella realtà, gli fece da padre, mentre le testimonianze di Nietzsche relative ai "turbamenti" di Wagner sono chiare: il compositore era antisemita per timore di essere ebreo.

E tale ambiguità dimostra, al tempo stesso, l'interesse di Wagner per figure storiche ebraiche: studiò a lungo e fu affascinato, tra l'altro, dalla persona "umana e terrena" di Cristo, tanto che ci ha lasciato frammenti in un'opera progettata, mai terminata, dal titolo "Gesù di Nazareth".

Infine, per chiudere questo ampio sproloquio che avrà sicuramente annoiato i miei quattro lettori, è comprensibile (sebbene, certo, non condivisibile) la facile chiave di lettura che il Nazismo propose: un Wagner esaltatore della "purezza ariana", se leggiamo la saga della Tetralogia, omettendo, volutamente, "ad usum delphini", "cosette" come incesto, delitto, uxoricidio, fornicazioni, ecc, da cui gli eroi tetralogici non andarono esenti.