L'Unesco non è quello che si immagina. Ha poca autorità, se non quella di togliere in ultima istanza la tutela. L'architetto Guglielmo Mozzoni, tutto sommato, è fiducioso. Sa che la sua lettera inviata al sindaco di Varese e, al tempo, a Parigi non potrà probabilmente avere potere di veto. Ma ripone abbastanza fiducia sul fatto che una certa quale eventuale indignazione negli uffici preposti possa anche determinare un passo indietro. Togliere l'etichetta di patrimonio dell'Umanità, anche se di fresco rilasciata, ad esempio.
Architetto, perché è così contrario al progetto del Sacro Monte?
"Premetto: non sono contro il fare, non farei l'architetto se così fosse. Ma sono convinto che occorre pensarci bene. Siamo di fronte ad un bene comune, mi pare che non possa esserci nessun sindaco che possa decidere una cosa di vitale importanza, senza prima consultare la cittadinanza".
Quale la sua maggiore perplessità: ambientale, artistica, culturale, religiosa?
"Cominciamo con il dire questo: i cinque misteri luminosi sono venuti in mente ad un Papa, ma ho l'impressione che il 90% dei cittadini non sapessero e non sappiamo tuttora cosa siano. Forse dal punto di vista religioso può avere un suo senso interpretarli, ma dal punto di vista della sacralità del luogo, non aggiungerebbero nulla. Sono fatti della vita di Gesù, ma la sua vita è già raccontata pienamente nelle cappelle esistenti. Non c'è nessun apporto nuovo".
L'intera zona è intoccabile.
"La sacralità del monte è data dall'essere esempio specifico di un determinato tempo, cioè l'epoca della Controriforma. Una sacralità già offesa anni fa da Guttuso e da Bodini".
Lei sostenne questa tesi già queste anni fa.
"Ferocemente avverso, come la Sovrintendenza, come tanti altri storici dell'arte".
Eppure anche quelle volevano essere testimonianze di una nuova spiritualità.
"Invece è il disastro invece del monte, così come questo progetto lo sarò del parco del Campo dei Fiori. Perché l'uomo vuole disturbare con le cose fatte dell'uomo, la spiritualità del Creato. E' un errore gravissimo pensare di diffondere la spiritualità sulla montagna; la spiritualità esiste già, ed è data dai carpini, dai riflessi del sole, dal Monte Rosa, dai laghi in cui si specchiano le montagne. E' sbagliato aggiungere quando la natura ha tutto da perdere".
Poniamo che gli artisti sin qui indicati siano davvero in grado di segnare la loro presenza in modo discreto e davvero intenso.
"Alt. Questi artisti sono ritenuti artisti solo da una minima parte della popolazione. Io pure che sono un 'avvenirista' ho molti dubbi su molti di questi".
La replica è obbligatoria: lo stesso Sacro Monte era spirituale prima ancora di diventare, con l'intervento umano, la Via Sacra.
"Ma oggi è una questione che dovrebbero prendere in mano le associazioni ambientaliste. Dovrebbero essere furenti. Invece sembra che gli stessi Amici della Terra sostengano il progetto".
Forse perché si è intravista la possibilità di un rilancio turistico, una operazione che può essere di marketing territoriale.
"Eravamo su un piano etico. Adesso mi pone una questione commerciale. Ma in fondo è giusto perché il mondo si basa sul commercio. Allora, dico questo. Il Campo dei Fiori è stato ferito, con l'Hotel sulla vetta. Tanto vale ora servirci di quella ferita, ripristinandolo. Quello potrebbe essere un richiamo per il turista invece che lasciarlo lì, imbalsamato e coperto di antenne".
Insomma non c'è modo di convincerla del contrario?
"Neanche il Bernini ci starebbe bene".
Ma c'è un altro livello del dibattito. I parcheggi. La gente vuole prima i parcheggi, poi eventualmente tutto il resto.
"Si può anche ridere sulla questione della sacralità del luogo, ma non si può ridere sull'urbanistica. Nessuno è riuscito a determinare una logistica dei problemi del monte. E non c'è modo di risolvere la logistica dei parcheggi se non rovinando la montagna. Per cosa poi? Rendere possibile un afflusso indiscriminato di turisti? Ma i turisti intelligenti sanno riconoscere le vaccate".
Dunque?
"Dunque, ripeto. Non sono per il non fare, ma per il fare con onestà, accortezza e cultura. E non si può affidare un progetto del genere ad un mercante d'arte".
L'ha promesso e l'ha fatto: ha scritto all'Unesco per scongiurare la minaccia. Ma è convinto che da Parigi risponderanno?
"Risponderanno. Purtroppo l'Unesco non è quell'organizzazione che normalmente ci si immagina. Non può aver quel tipo di autorità di porre dei veti, ma come ha concesso la tutela come Patrimonio dell'Umanità, nel caso di denunce circostanziate, quella tutela la può togliere".
Il Fai è d'accordo però con il progetto.
"Non il Fai, ma Marco Magnifico, il nipote di Panza".