L'emozione dell'incontro – Le immagini di Gianluigi Toccafondo sono sempre in movimento. Lui stesso pare non fermarsi mai anche se negli occhi ha un'aria così quieta. E finalmente ha deciso di venire qui, a Varese, al Chiostro di Voltorre, cosa che mi ha emozionato molto.
Passeggiando a cuor leggero – E sono accorsi qui, come me, molti "addetti al settore", come sono stati definiti, riconoscendo il valore sia dell'esposizione, sia del luogo che la ospita. A me, però, semplicemente piace pensare che una parte del mondo a cui appartengo finalmente mi è venuta incontro passeggiando a cuor leggero, o correndo all'impazzata, ma pur sempre verso di me. Come del resto sono arrivate fin qui le figurine stiracchiate di Gianluigi.
E come promesso, c'è una sala del Chiostro adibita alla proiezione, grazie alla quale si possono davvero godere le sagome in movimento di questo incredibile artista.
Ma non partirò, col parlare del suo primo esperimento filmico, La coda, o dei suoi maiali che scappano cercando di fuggire alla mattanza.Partirò proprio da Gianluigi.
Le esperienze, le occasioni – Gianluigi non è troppo alto, non troppo chiacchierone o spavaldo. Gianluigi parla piano e pensa forte.
Gianluigi ha cominciato a studiare arte ad Urbino, ma prima ancora da suo padre.
Il movimento delle terracotte che nascevano da quelle mani sapienti, lo ha stregato. La terra che si trasforma in odori colori e oggetti, ha fatto scattare qualcosa dentro alla sua testa, di magico ed unico. Quel qualcosa che poi lo ha portato a studiare cinema d'animazione alla scuola d'Arte d'Urbino e poi lo ha portato a Milano.
Ma la vera grande occasione che lo ha condotto al livello in cui è, gliel'ha offerta un produttore francese. Gianluigi è partito per la Francia e ci è rimastato cinque mesi: quella era l'occasione per fare qualcosa di veramente suo, che sentisse dentro, qualcosa di sperimentale, che andasse oltre al vedere comune.
Pugno di ferro, guanto di velluto – E quando mi sono ben guardata intorno, alla mostra, circondata da circa 900 disegni, quella cosa io l'ho colta.
Ho avuto poi l'impressione che le cornici, i pannelli d'appoggio, il telo per la proiezione, fossero solo un pretesto per convincere quelle magnifiche figurine a non fuggire via. Certo, mi sono detta, Gianluigi deve avere un gran polso con tutti questi disegni.
Direi quasi pugno di ferro e guanto di velluto. Perchè con tutte queste immagini in movimento il Chiostro era tutto un rincorrersi, sciogliersi di colore, allungarsi di volti e sbirciare d'occhi.
L'urgenza – Come ha detto Vincenzo Mollica, quello che muove un grande artista, quello che lo fa alzare alla mattina è la curiosità. Una sorta di urgenza dello scoprire del muovere del comunicare.
Quest'urgenza qui si legge, ed è talmente un'urgenza che quasi non fai in tempo a guardare tutto che subito ti è fuggito via da sotto al naso.