Le Beatitudini. Molteplici potrebbero essere le porte d'entrata per affrontare questo tema, ponendo la domanda: "Quale beatitudine, quale speranza abita, oggi, la vita dell'uomo?" La visione delle montagne che accompagna le Beatitudini rappresenta, secondo Silvia Venuti, il luogo prescelto per il messaggio: simbolo dell'ascesi dell'uomo interiore, di sublimi altezze contemplative, di forza morale, di purezza ideale. La parola, portatrice di un messaggio universale ed eterno, si fa testimonianza spirituale nell'immagine, che ne rivela il significato, sradicata da riferimenti narrativi, così da diventare epifania di sacralità incarnata nell'esperienza umana: le mani raffigurate, dunque, diventano espressione di vitalità fisica e metafisica fondendosi con le sacre esortazioni.
Quello delle Beatitudini è un tema infinito, come infinita è la ricerca dell'uomo. È un tema certamente attuale, se oggi, in un momento in cui si parla di modernità "liquida", le parole beatitudine, destino, speranza sembrano assumere contorni sempre più fluidi ed incerti. L'identità dell'uomo contemporaneo appare come liquida, fluida, posta sotto il segno della continua incertezza, nel timore di essere sempre inadeguati, incapaci di seguire la velocità con cui il mondo percorre il suo corso. Ma sperare significa attendere con fiducia un bene o uno stato di vita che ancora non ci appartiene. Dunque che cosa sta sperando, aspettando l'uomo contemporaneo? Il greco non spera, piuttosto sa, tende a sapere. Colui che spera, in qualche modo, si contrappone al sapiente, allontanandosi da quella terrestrità che impedisce di invaghirsi di un futuro indeterminato.
Le Beatitudini – Personale di Silvia Venuti
Contemplazione della Parola per immagini
Dal 1 al 17 ottobre 2010
Milano, Chiesa del Convento di S. Angelo
Frati Minori Francescani
Piazza S. Angelo, 2
Orario: dal lunedì al venerdì 8,00 – 20,00
Sabato e domenica 8,00 – 12,00/16,00 – 20,00
Informazioni tel. 02 632481
Il ciclo delle Beatitudini è composto da 12 opere.
L'VIII Beatitudine è stata realizzata riprendendo studi di mani della pittrice Maria Vannini (1917-2009)