Dal 2011 Le Gallerie d’Italia è diventata una grande sede museale, raccogliendo le opere di cui erano proprietarie le varie banche del Gruppo Intesa San Paolo. E nell’ampia programmazione culturale – oltre alle grandi mostre, come quella che sta chiudendo dedicata all’”Ultimo Caravaggio” – non ha mancato di dedicare attenzione alle fragilità umane (pensiamo al progetto per i malati di Alzheimer, per i non vedenti, per le persone con disabilità ma anche quello per i rifugiati politici).
Lo ha fatto sia attraverso l’arte, che può diventare uno strumento per esprimere la propria creatività e favorire l’inclusione sociale, sia attraverso adeguati programmi di mediazione culturale.
Dal 30 marzo al 3 giugno è possibile visitare la mostra “L’arte risveglia l’anima”, una manifestazione itinerante, partita da Firenze, e riservata ad artisti con disturbi dello spettro autistico che in questa sede hanno esposto le loro opere. L’idea nasce dal Direttore dell’Ermitage di San Pietroburgo, Mikhail Piotrovski, con la cura di Cristina Bucci e il coordinamento scientifico di Anna Maria Kozarzewska.
Lo scopo semplice ma diretto: far percepire l’autismo in modo diverso, permettere a chi non è del mestiere di scoprire inaspettate abilità in chi ne è affetto, per arrivare a farsi un’idea diversa di questa condizione di vita, senza classificarla banalmente come malattia.
Non sarebbe corretto parlare di ‘autismo’ – dice il prof. Giuseppe Maurizio Arduino. Bisognerebbe definirli ‘autismi’, al plurale, perché questo disturbo del neurosviluppo assume caratteristiche diverse. Si tratta infatti di disturbi dello spettro autistico che si manifestano sin dai primi anni di vita in forme diverse: bambini che a quattro anni non parlano, non comprendono il linguaggio, mostrano difficoltà nei vari comportamenti della quotidianità e bambini che, alla stessa età, parlano perfettamente, sanno leggere e scrivere e presentano disagi solo in alcune aree della quotidianità (autismo ad alto funzionamento).
Le problematicità di queste persone riguardano la comunicazione (problemi a sostenere una discussione, ripetitività di concetti, ecc.), l’interazione sociale (comportamenti stereotipati, reazioni anomale a vari stimoli esterni, ecc.) e una difficoltà nell’elaborazione sensoriale che può, in certi casi, far prevalere il pensiero visivo, cioè le immagini, rispetto a quello verbale e linguistico.
Di qui l’importanza delle arti figurative, visive per eccellenza, per favorire l’incontro con queste persone che, accanto a diversi disturbi, mostrano anche incredibili e spesso imprevedibili abilità e sanno esprimere e trasmettere emozioni.
Le opere presenti in mostra sono 60, realizzate da 24 pittori e 6 ceramisti provenienti da tutta Italia. E’ giusto dire che molti di essi si sono ispirati a artisti importanti e opere famose (Giotto, Chagall, Caravaggio, Marini, Fattori) ma la tecnica pittorica e l’originalità in ogni caso è risultata sempre molto apprezzabile.
Una Mostra da vedere lasciando fuori dalla porta luoghi comuni e pregiudizi e cercando altresì di cogliere l’umanità sincera e la forza emotiva che da questi lavori traspaiono. E che rappresentano, per noi che ci definiamo normodotati, un bell’insegnamento di vita.
Ugo Perugini