Una lunga storia – La produzione artigianale di pipe, cresciuta e sviluppata attorno al lago di Varese, testimonia una tradizione che, come ha ben raccontato anche la mostra "Fumo e Colori di Lago", organizzata dalla Pro Gavirate nell'autunno del 1999, ha fortemente caratterizzato il territorio della provincia sin dal secolo scorso. Ardor, Brebbia, Molina, Gasparini, Paronelli, Savinelli, Rovera sono alcuni degli eredi di quella che fu la più grande industria italiana di pipe, la Fratelli Rossi. Un universo fatto di lavorazione artigianale degli abbozzi, di intuito per la forma, di dettagli quasi scultorei. Un universo di passione per materiali, colori e profumi (quanta differenza tra una pipa ricavata dal legno di ulivo e un'altra scolpita dalla schiuma di mare!). Conviene non dimenticare poi che l'orizzonte della produzione delle pipe investe, e sempre ha investito, tutti i campi dall'arte: dalla letteratura alla scultura, dall'artigianato alle icone del cinema.
Una casa-museo – Il Museo della Pipa di Gavirate è ospitato all'interno di un edificio che ha già di per sé un valore storico nel suo essere una tipica casa lombarda della seconda metà del XIX secolo. Nel suo insieme, il museo contiene circa dieci ambienti con esposizione di strumenti e oggetti artistici e manufatti di ogni tipo in bella mostra in bacheche, vetrine, armadi ed espositori. Due grandi porticati chiusi, al piano terra e al piano superiore, inoltre, ospitano vecchi torni e macchinari per la lavorazione artigianale e artistica delle pipe: un vero e proprio "percorso nella storia". Segue la sala dedicata alle ceramiche e ai manufatti dipinti a mano da Paronelli, con tema iconografico relativo alla storia della pipa e al mondo dei tabacchi. Bisogna ammetterlo. L'attività artigianale e artistica del Paronelli spazia dalla produzione di pipe, delle quali egli stesso curò disegno progettuale, sbozzatura e rifinitura, all'intaglio del legno, alla modellatura di ceramica e terracotta, alla pittura.
La passione del collezionismo – J. M. Alberto Paronelli nacque il 21 dicembre 1914 a Gavirate e fin dalla gioventù coltivò quella che sarebbe diventata la più grande passione della sua vita: la pipa e la sua storia. Nel dopoguerra conobbe i coniugi Rossi, proprietari della celebre fabbrica di pipe di Molina di Barasso e per la loro ditta curò i rapporti con l'estero. Negli stessi anni, poi, aprì un ufficio a Milano, in via Filodrammatici 5, nei pressi del negozio di Achille Savinelli. Quando la ditta Rossi chiuse, Paronelli ne acquistò all'asta la sala campionaria, con bacheche e tavoli espositori in stile direttorio. Cultore e ricercatore di pipe e oggetti d'arte fin dagli anni '40, fondò, alla fine degli anni ‘70, il Museo della Pipa di Gavirate che raccoglie più di trentamila esemplari di ogni tempo, realizzati nei materiali più vari.
La pipa? Un affare da intenditori – Parallelamente all'attività commerciale e collezionistica, il Paronelli mantenne rapporti epistolari con intenditori e cultori internazionali della pipa, fondò nel 1984, insieme ad altri otto soci europei ed americani l'Académie Internationale de la Pipe e si occupò della redazione della rivista "La Pipa". Tra i tanti riconoscimenti internazionali ottenuti, sono da menzionare quello americano della "Honorable Society of Pipe Smokers" e quello della "Confrérie des Maîtres Pipiers" di Saint-Claude. Restano a testimonianza di questa lunga storia gli annali dell'Académie Internationale de la Pipe, una interessante monografia: Alberto Paronelli, Edizione Casa Cavalier Pellanda e i numerosi articoli conservati nell'archivio del Museo tra cui: F. Cavalera, Lo scià mi ha saldato il conto dopo l'esilio, "Corriere della Sera", 1979; G. Spartà, Quella pipa è famosa, l'ha fumata Robespierre, "La Prealpina", 1985; E. Motterle, Se la pipa è un'opera d'arte, "Il Giorno", 1987; G. Butturini, Quando la pipa diventa storia, "Primopiano" Anno X, 1989.
Una piccola wunderkammer – La poliedrica collezione di Gavirate ospita anche oggetti di antiquariato, sculture in legno e in terracotta, zucche dipinte, disegni autografi di Paronelli, foto, libri, stampe, incisioni e ampia documentazione sul Museo e sul suo fondatore (riviste, manifesti, carteggi personali e lettere, cataloghi, registrazioni e video) Vi è anche un locale adibito ad uso di atelier ceramico, completo di forno per cottura. Una vera e propria Raccolta delle Meraviglie che sembra ricordare, in dimensioni ridotte, quegli straordinari ambienti che, tra XVI e XVIII secolo, hanno riunito collezioni di oggetti insoliti e straordinari. Le raccolte accumulate nelle wunderkammer comprendevano rocce o pietre rare, rami di corallo, semi di frutti esotici, ma anche libri e stampe rare, quadri, vasi, monete antiche, sculture e incisioni particolari per la loro originalità ed unicità. Per finire, due titoli di esposizioni a cui il Paronelli partecipò parlano a favore di questo interesse per gli oggetti straordinari ed originali: L'art de l'insolite (1995, Musee National du Tabac, Bergerac e 1996, Musee de la pipe et du diamant, Saint-Claude).