Uno dei più grandi scrittori del Novecento, famoso per i suoi capolavori, da "Per chi suona la campana", a "Il vecchio e il mare", Ernest Hemingway, premio Nobel per la letteratura nel 1962.
Vita sregolata, ma uno stile narrativo d'impatto, ricco di dialoghi e sensazioni, da cui emergono i caratteri dei personaggi. E fra i tanti viaggi, fra cui l'Africa, come ricorda in "Verdi colline d'Africa", anche il Lago Maggiore.
Qui lo scrittore giunse per la prima volta nel 1918, durante la Prima Guerra Mondiale: veniva da Milano, dove era stato ricoverato in ospedale per una ferita di guerra, ottenuta mentre prestava servizio come corrispondente e reporter del "Kansas City Star". Il viaggio, che aveva come meta Stresa, era una vera e propria fuga d'amore, perché il giovane Ernest si era innamorato della infermiera che lo aveva curato e con lei ideò il viaggio.
La vita sul lago durò dieci giorni, presso l'Hotel Regina Palace, ricca di giocate al biliardo, viaggi sul Mottarone per osservare i sette laghi dall'alto, pesca. Fra l'altro il giovane, ricercato dalla polizia italiana per aver lasciato l'ospedale, tentò con una barca di entrare in Svizzera, ma senza riuscirvi.
Era il 1948, quando Hemingway tornò a Stresa, ma seguirono anche altri viaggi sulle rive del lago d'Orta. L'italia e la sua gente entrarono nel cuore del grande scrittore che nel suo primo romanzo, "Addio alle armi" fu chiaramente ispirato alle vicende italiane.