Rōng, il Drago, è veramente enorme. NON AVETE IDEA. Ha la testa in India e quando sbuffa fiato bollente produce un monsone che sradica cose, case e gente. Il cuore è a Hoi-an, nel cuore del Viet-Nam e palpita di saggezza ad ogni battito di eternità. Il Fiume Rosso è il suo sangue e la coda, pensate, è in Giappone: quando la muove è subito una scossa, poi un’altra e poi il temuto terremoto. A volte la coda si sposta e rimbalza sulle rocce del Nepal fino a fratturare l’innevato altopiano Tibetano_ Nel ponte di legno della città di Hoi-an è stata piantata una spada per tenerlo fermo ed evitare che faccia danni.
Ma il DRAGO, come tutte le creature della fantasia orientale, non è solo un’immagine negativa: è anche, come abbiamo detto, portatore di pioggia, quindi di vita. Inoltre, nella città imperiale di Hue, con tutto il suo corpo formato da pezzi di ceramica colorata, ha il compito di vegliare sulle tombe degli antichi imperatori Nguyen, sui tetti dei palazzi imperiali.
Come Shiva, il distruttore, lo sfrenato e sensuale danzatore cosmico che dissolve i mondi, ma anche li rigenera, li preserva e li sostiene, anche nella metafora del Drago esiste la contemporaneità degli opposti, tutta tipica del mondo asiatico.
Quando il Drago si muove, crea e consuma energia, cambia il clima, muta il paesaggio, Bene e Male si rubano lo spazio della scena. Quando il drago si muove mette in viaggio le forze, le speranze, gli umori di tutti i villaggi e di tutti i popoli.
Quando il drago si muove al cielo si innalzano le preghiere di un intero Contenente.
Ivo Stelluti