Quando un libro e il suo autore sono straordinari non vi è altro da dire che sono straordinari rimanendone coinvolti al punto da sentire nostri luoghi e personaggi, come nel caso de “Il giovane Holden”, nato dalla penna di D.J. Salinger, titolo originale “The Catcher in the Rye”, chiaro rimando a una strofa della canzone attribuita a Robert Burns.
Il giovane Holden, dopo essere stato espulso dalla scuola e le conseguenti frizioni famigliari da inizio vagare urbano dove misura la propria insofferenza nei confronti di tutte quelle persone che fanno dei luoghi comuni il metro della propria esistenza.
Come antidoto progetta fughe in terre lontane con la ragazza che crede di amare alla follia.
L’illusione viene sempre stemperata dalle soffocanti onde della quotidianità.
Ed allora il giovane Holden ridiventa implacabile osservatore della vita che lo circonda facendo passare persone e luoghi ai “raggi X”.
Vorrebbe il mondo diverso da quello che è, libero da ipocrisie, da compromessi e da quella rassegnazione che porta gli individui verso un progressivo letargo esistenziale.
Giunti all’ultima pagina vorremmo poterci sedere con lui al tavolino di un bar e con caustica irriverenza osservare tutto quello che ci sta attorno in piena condivisione con le parole di Salinger: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”.
D.J. Salinger – “Il giovane Holden” – Einaudi, pp.264, Euro 12
Mauro Bianchini