Roma – Il termine fondante per comprendere il carattere intrinseco della personale di Amalia Pica è “catarsi”, vale a dire, estensione retorica di una locuzione oltre il proprio significato.
La mostra, a cura di Francesco Stocchi, insinua nel titolo “Quasi”, un che di indefinito, di un percorso creativo giunto ad un passo dalla conclusione.
Tutte le opere presenti negli spazi della Fondazione Memmo a Roma che comprendono un insieme di disegni, installazioni, sculture, sono state eseguite a seguito di alcuni incontri, nella capitale, con artigiani esperti nella lavorazione del vetro, elemento ricorrente nel contesto dei lavori dell’artista sudamericana.
Le opere di Amalia Pica (1978 – Neuqèn, Argentina) prendono spunto dalle marionette che animano il “teatro di figura”.
Per la loro disarticolata composizione si affida ad oggetti d’uso quotidiano come utensili di varia natura, bottiglie, calzature di differente foggia e frammenti di mobili, al fine di dare vita a personaggi distinti da specifiche personalità; a volte sospesi a mezz’aria, altre volte ibridamente allungati sulla spalliera di una sedia o ribaltati in silente connubio, rispetto alle loro naturali funzioni.
Altresì le forme di mobili mutilati vedono compensate le loro recisioni da piccoli rastrelli e da frammenti ossei tali dare vita ad una surreale condizione metaforico-formale.
Altro scenario: due mazze da golf, appositamente congiunte, mimano la cadenza di un passo marziale.
Le origini di tali ricerche sono riscontrabili nelle composizioni incorniciate e messe a parete, le une accanto alle altre, il cui scopo è scandire l’idea di un ironico e irriverente racconto.
Amalia Pica – “Quasi” – Roma – Fondazione Memmo, Via Fontanella Borghese 56/b. Fino al 16 ottobre. Orario: martedì-domenica 11-18. Ingresso libero
Mauro Bianchini