La piccola e la grande storia – L'invenzione calata nei meandri vorticosi di una storia minore, inscritta a sua volta, nella grande storia europea e sullo sfondo della mitologia biblica. Dal piccolo Oratorio di San Giovanni Battista a Taino, piccola costruzione cominciata sotto i dettami liturigici di San Carlo Borromeo e finita ben oltre il passaggio del nipote Federico, alla stagione dei pestanti, alla battaglia di Tornavento, fino agli eccidi dei soldati di ventura sabaudi, fuoriusciti dalle file degli eserciti e disposti al saccheggio e alla devastazione di tutto il basso Verbano. La storia di un quadro, sulla cui qualità non vi sono più dubbi, quanto piuttosto sulla sua precisa attribuzione, ispira Laura Tirelli, storica di Taino, con la passione naturale e conseguente per la storia dell'arte, a creare un romanzo storico di respiro e texture locale, all'ombra degli sconvolgimenti della Guerra dei Trent'anni che sconvolse l'Europa dal 1616 al 1648.
Le ipotesi attributive -Il quadro è la Decollazione di San Giovanni Battista da sempre collocato nel piccolo oratorio, in funzione di pala d'altare. Trascurato per lo più, incapace di destare particolare attenzione e curiosità sin quando, ma siamo già nel 1992, non venne mostrato all'attenzione rabdomantica di Giovanni Testori che individuò immediatamente la familiarità con il clima prediletto della pittura borromaica, ipotizzandone la mano di Giovan Battista Crespi, il Cerano. "Successivamente – dettaglia Tirelli – l'opera è stata studiata e attribuita diversamente: da Marco Rosci, dapprima, che vi vide la mano di anonimo pittore di Lovere; da Silvia Colombo che vi lesse invece la mano di Melchiorre Gherardini, mentre più di recente Federico Cavalieri lo attribuisce ad Ortensio Crespi, fratello di Giovan Battista. Io personalmente lo attribuisco in parte alla figlia del Cerano".
L'amore punito – L'autrice si basa su un documento storico, già noto, ma da lei per la prima volta collegato all'opera tainese. Un documento trovato nell'archivio della collezione seicentesca Settala, del 1676, in cui si cita una figura di un San Giovanni decollato dipinto per mano del Cerano e di una Erodiade per mano della figlia. Su questo documentazione storica, questo ed altri documenti frutti di una lunga ricerca, la Tirelli innesta il suo lavorio di fantasia, immaginando le vicende di un
soldato di ventura dell'esercito sabaudo sbandato dopo le vicende di Tornavento, rifiugiatosi nel castello dei Serbelloni a Taino, innamoratosi della giovane di famiglia e per questo punito per l'impossibilità, secondo le convenzioni, della passione. Una storia che, per l'autrice, si riflette nell'opera a tema biblico, trasformando la figlia di Erode e lo stesso Giovanni in una sorta di alter ego dei protagonisti del romanzo.
Magia ed altri ingredienti – "Una storia in cui miscelo amore impossibile, dramma, ma anche magia, la dimensione dell'occulto di sette demoniache, che non sono una invenzione dei nostri giorni, nella nostra zona", spiega la Tirelli, facendo riemergere l'orgoglio professionale della storica. La quale tuttavia per questa volta – ma non è la prima volta – al termine di una fitta ricerca archivistica preferisce darne conto in forma narrativa piuttosto che nella consuetudine del saggio. Il romanzo "Il Quadro di Cheglio", edizioni Marco Valerio di Torino sarà presentato a Taino venerdì 28 novembre alle ore 20.30; a seguire la rappresentazione della pièce teatrale "Erodiade" di Giovanni Testori. Voce recitante sarà Rossana Girotto con l'accompagnamento musicale della violoncellista Marcella Mainardi. La serata si svolge nell'ambito delle iniziative promosse dal 28, 29 e 30 novembre, presso il Centro dell'Olmo,dal Comitato Tainese per i Bimbi dell'Africa.
Laura Tirelli
Il quadro di Cheglio
edizioni Marco Valerio
pag. 152
€ 14