Varese – Si potrebbe dire che per Giovanni Del Cin il concetto di riuso, reintrepretazione e rifunzionalizzazione è alla base di tutta la sua esperienza creativa poiché egli non solo realizza pezzi di arredo ma anche fotografie improntate a trasformare una realtà usurata dal tempo in un immaginario onirico.

“Nel 2014 – racconta – l’amico e collega Giorgio Caporaso mi ha spronato a portare avanti quello che stavo facendo e mi ha coinvolto a partecipare al mio primo Fuorisalone alla Fabbrica del Vapore di Milano. Da quell’esperienza è nato il progetto WilDesignArt in cui ho unito le mie conoscenze di architetto all’idea di recupero degli oggetti.

Il mio lavoro nasce dal voler dare nuova vita a prodotti esistenti dimenticati, che mi colpiscono per forma, materiale o perché hanno un valore a volte anche affettivo. La mia formazione fa sì che io abbia sempre una certa attenzione all’assemblaggio degli oggetti che realizzo, eseguito esclusivamente a secco con sistemi meccanici, senza l’uso di colle, con un’attenzione particolare anche ad una loro futura ri-dismissione.

In questa logica di economia circolare, non voglio che attraverso il mio lavoro aumenti il peso ambientale di questi materiali, tanto da poter successivamente avere difficoltà nel loro smaltimento.

Sono pezzi che realizzo prevalentemente da solo o a volte con l’aiuto di artigiani. Quando creo delle opere che mi soddisfano dal punto di vista dell’assemblaggio e il materiale è reperibile con una certa facilità, mi piace pensarli come piccole serie. Possono essere il frutto di progetti e molto spesso derivano dalla sperimentazione, ma poiché i materiali usati non sono mai esattamente uguali, alla fine risultano comunque sempre oggetti unici.

In particolare auto-produco lampade e installazioni luminose perché “Ogni cosa è illuminata…”. Ho “battezzato” una lampada  Colibrì perché mi ha fatto pensare da subito al piccolo volatile sospeso in aria in tensione ed è realizzata fondamentalmente con due elementi di recupero: uno schiacciapatate in alluminio, smontato in tre pezzi, assemblato con una gruccia di legno, di cui riutilizzo la parte curva divisa in due terzi, per la parte alta della lampada, e un terzo per la parte bassa. Il tutto è assemblato a secco in modo semplice con viti e bulloni. Le basi di supporto invece possono cambiare a seconda del materiale che riesco a recuperare: pezzi di legno torniti o scarti di pietra. Altri oggetti riutilizzati per le mie lampade sono metri pieghevoli, cavalletti da pittore, ferri da stiro, forme in legno per la costruzione di scarpe, vecchie spazzole ecc…In questi quattro anni ho partecipato a diversi eventi, in particolare durante il Fuorisalone di Milano sono venuto in contatto con realtà associative come Milano Makers che hanno come obiettivo quello di dare visibilità ad auto-produttori, designer, artigiani  non necessariamente legati al tema del riuso ma più in generale sul design. Ho presentato le mie opere soprattutto a mostre-mercato che si svolgono a Milano, anche se ultimamente preferisco partecipare ad eventi dove posso creare installazioni specifiche o esporre i miei pezzi in alcuni negozi a Milano in zona Brera.

Il riuso, il creare una nuova funzione e una nuova immagine trovano espressione anche nelle fotografie realizzate da Dal Cin. “La @lalucetraisegni è un progetto che unisce la passione per la fotografia a quello per la grafica. La volontà è quella di condividere un modo diverso di percepire la realtà che ci circonda, cercando di trasmettere le emozioni provate, con l’obiettivo di condurre chi guarda in un mondo immaginario fuori scala, fatto di paesaggi sognati, memorie di viaggio e animali fantastici. Mi sono divertito a lavorare sulla post-produzione della fotografia che coglie dei dettagli che sono segni del tempo lasciati su diversi materiali e oggetti: muri, intonaci scrostati, vecchie tavole o portoni di legno, e, quasi per gioco, a trasferire le sensazioni che questi dettagli mi trasmettevano. Utilizzo poi delle silhouette per dare una diversa chiave di lettura.

Alcune opere sono state esposte alla Milano Photo Week, attualmente alcune foto sono all’Off del Festival della fotografia etica di Lodi, e a ottobre partecipo alle esposizioni del Foto Club Varese di cui sono socio. Per una casa editrice on-line, sul tema della sequenza, ho realizzato scatti inseriti in una serie che  ho chiamato “Terra Australis”. Si tratta di dettagli di lamiere ondulate che ho ripreso alla Rasa e reinterpretato come un paesaggio australiano, cercando di inserire elementi che potessero essere caratteristici di quel luogo, come ad esempio una torre dell’acqua e un mulino a vento.

Per un’ altra serie che ho chiamato “nOOil” alcuni intonaci scrostati mi rimandavano al tema dell’inquinamento, per cui ho inserito silhouette di pozzi petroliferi, di una petroliera e lo skyline dell’Ilva di Taranto per contestualizzarli al meglio.

Molte volte invece sono influenzato da quello che mi succede intorno, come i lavori realizzati per la serie preparata per l’Off del festival della fotografia etica di Lodi ispirati ad alcune immagini della riesplosione dei conflitti arabo-palestinesi e al dettaglio di un muro. Mi hanno fatto pensare a terreni aridi, fumogeni, e rimandato a situazioni di guerriglia.  Ho sovrapposto all’immagine di base delle sagome di ragazzi che tirano sassi, che mi riconducevano appunto a quelli scenari.

Altri cicli di foto sono legate all’architettura con inserimenti di elementi fuori scala, altre ancora rappresentano animali.

Un altro esempio sono le foto dei supporti metallici dei cartelloni elettorali a Curiglia con Monteviasco, che ho fotografato per  un allestimento site-specific, fatto durante il festival annuale dell’associazione Confini, in Val Veddasca; ho rielaborato le immagini trasformando i dettagli, in paesaggi di fantasia fuori scala, con fiumi, boschi e foreste”.

wildesignart.it

Cristina Pesaro