Busto Arsizio – A volte le contingenze private si fondono con accadimenti di dimensioni globali. A situazioni personali cadenzate da degenze e conseguenti cure, solo qualche anno fa si è aggiunta la diffusione di un virus che ha condizionato, tra decessi e isolamento, la vita di milioni di persone.Tali affanni hanno portato Antonio Maria Pecchini ad affidarsi alla parola scritta quale unico e salvifico antidoto ad afflizioni fisiche e forzata segregazione.
Ne è nata la silloge poetica “Qui nel continuo dei giorni” (Nomos Edizioni, pp.63, Euro 14) distinta in due precise cadenze: “Del disamore” e “Nel continuo dei giorni”.
Nella prima parte lo scorrere dei versi rallenta l’incedere del tempo e in tali frangenti i conti si fanno anche con le piccole cose d’uso quotidiano: il pigiama, la valigia, il necessario per la pulizia personale; poi il campo si allarga sino a delineare le regole dell’esistere, i limiti e le infitte spazialità del pensiero. La vita e l’oltre sui due piatti della bilancia esistenziale alternano meccanismi di statico equilibrio ad altri mossi da vibranti oscillazioni.
Nei versi di Pecchini realtà e memoria si intrecciano tra stasi e vitali proiezioni creative aprendo intimi interrogativi e dialoghi rivolti all’altro di sé, nella speranza che “sulla tavola dei giorni” costellati da “bombe e massacri” si possa modulare come una preghiera l’auspicio che “passerà domani passerà e ancora saremo tra noi a benedire i giorni e insieme a contemplare la bellezza del creato…”.
Antonio Maria Pecchini è nato a Busto Arsizio nel 1947.
Diplomato all’Accademia di Belle Arti in Brera ha insegnato al Liceo Artistico Paolo Candiani della sua città, Discipline Plastiche e Educazione Visiva.
Dagli anni settanta svolge attività artistica attraverso rassegne collettive e personali in ambito nazionale e internazionale.
Antonio Maria Pecchini – “Qui nel continuo dei giorni” – Nomos Edizioni, Euro 14
Mauro Bianchini