Un artista umile – Bonardi, nato a Castronno nel 1950 e residente ad Albizzate, con molta umiltà definisce se stesso "un creativo, più che un artista". Sarà per la sua formazione da autodidatta, sarà perché ha sempre riservato all'arte uno spazio ridotto, rispetto a quello dedicato al lavoro da assicuratore, fatto sta che ha alle spalle esperienze come quella vissuta da collaboratore grafico trade mark ed umorista per i quotidiani "La Prealpina" e "Il Giornale" o per le riviste "Varese Mese" e "Charter". Dal 1987 ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, le sue sculture ed acquerelli sono esposti al Centro Studi C. Pavese di Santo Stefano Belbo (CN), alla Pinacoteca Villa Soranzo di Varallo Pombia e al Parco di Taino, solo per citarne alcuni. Non solo, lo scorso 21 aprile ha vinto il concorso internazionale "Laggioni per il XXI secolo", indetto dalla Fondazione Mosaico Liguria del Comune di Albissola Superiore (SV).
"Laggione 1" – E' stata premiata come l'opera migliore fra i 70 pezzi presentati al concorso albisolese da artisti italiani e stranieri con la seguente motivazione: "opera innovativa che interpreta in chiave moderna il tema dei laggioni", le colorate decorazioni pavimentali e murarie in ceramica largamente usate in Liguria, simili agli Azulejos spagnoli. L'innovatività dell'opera è confermata dalla sua futura musealizzazione presso la Sala "Agenore Fabbri" della Fondazione Mosaico Liguria di Albissola, centro ceramico di grande fermento artistico, che vanta opere scultoree di Fontana, Capogrossi, Fiume, Sassu e Martini, ai quali Bonardi va ad aggiungersi.
La terra e i materiali di recupero – "Laggione 1" è solo una delle opere che può incuriosire e portare alla visione di quelle esposte nel suo studio. In tutte le sculture e le terrecotte è evidente quanto la terra, nella forma della pietra di Vicenza, dell'argilla o del ferro, sia costantemente utilizzata dall'artista, e quanto spesso i materiali di recupero, come il bullone arrugginito ne "L'ottavo giorno", siano il fulcro di alcune sue opere scultoree e motivo scatenante della sua arte.
Le lettere e i numeri – Sono i simboli del tempo, che l'artista, con l'aiuto di stampini a rullo, appartenuti ad una banca degli anni Trenta, o con l'aiuto di lettere mobili prese da una macchina da scrivere IBM, imprime in maniera apparentemente casuale nell'argilla, per mostrare come il tempo lasci il segno del proprio passaggio sui corpi che attraversa. La poetica del segno, che Bonardi riprende ed interpreta, serve all'artista per interrogarsi sullo scorrere inesorabile del tempo, per tentare di arrestarne il corso, o semplicemente come monito, rivolto a se stesso e agli altri, del fatto che l'uomo è costretto a fare i conti con questa dimensione dell'esistenza, dalla quale spesso è sopraffatto, riducendosi a mero numero, specie nella società di oggi, in cui il tempo ha un valore assoluto.
Le terrecotte – È soprattutto nell'argilla che il tempo lascia i segni del proprio passaggio, non solo con numeri e lettere, ma anche con cicatrici e cuciture, superfici scabre e superfici levigate, ma anche con campi riempiti da tratteggi ravvicinati che simboleggiano "ciò che ogni uomo semina nel corso della vita".
I libri scolpiti – Alla domanda perché con la pietra ed il ferro crea tanti libri, risponde "Scolpisco libri perché sono portatori di sapere, e soprattutto di memoria, tanto che, per dare l'idea che siano veramente antichi, a volte li costruisco con lastre di ferro corrose dal tempo". È soprattutto in quelli scolpiti nella pietra che si rivela la trappola che Bonardi tenta di tendere al tempo: incidere nella pietra brani di scrittori famosi o scolpirvi sopra delle buste da lettera significa prolungarne il ricordo, che è l'unico modo, forse, per sfuggire all'oblio del continuo divenire.
Gli acquerelli – Sia le opere realizzate con questa tecnica, sia i bozzetti preparatori delle sculture (racchiusi in piccoli quaderni di appunti) rivelano un mondo fatto di colori sfavillanti che esprimono, nel loro cangiantismo e nei loro contrasti, il positivo e il negativo della vita quotidiana, appunto dello scorrere del tempo con i suoi alti e bassi.
La sperimentazione – Ama sperimentare, soprattutto se si tratta di terrecotte. Si stupisce dei risultati che sortisce l'argilla, sottoposta a diverse temperature di cottura e decorata con materiali particolari che possano conferirle effetti coloristici e decorativi sempre diversi. Ora che è a casa in pensione, dice, "avrà più tempo per curare il suo estro creativo, e per impegnarsi nella ricerca di nuove tematiche" con l'aiuto dell'amico e collaboratore Angelo Mannuzza, artigiano preparatore delle sue terrecotte "Le ceramiche il tondo" di Celle Ligure (SV).
I progetti futuri – Aspira ad aprire una fornace tutta sua e a lavorare con i bambini in laboratori didattici, da realizzare nel giardino del suo studio castronnese, dove le giganti figure in ferro che vi svettano nel mezzo, senza dubbio, sarebbero polo d'attrazione per i più piccoli, desiderosi di sperimentare insieme a lui il mondo dell'arte.