Bernardino Castelli è un maestro dell’intaglio del legno. Attivo dalla seconda metà del ‘600 fino ai primi decenni del ‘700, ha realizzato opere a carattere religioso per alcune chiese del varesotto. Nato a Velate nel 1646, si spostò a Varese per lavorare nella bottega di Andrea Carantani. Era un tempo di grande vivacità artistica e di ricerca; Castelli, infatti, crebbe artisticamente nell’ambito della costruzione del Sacro Monte di Varese, dove fu favorìto dalla protezione dello zio, don Andrea Castelli, allora parroco di Santa Maria del Monte.
La sua evoluzione stilistica lo avvicinò alle linee barocche del tempo, fissandosi nel cosiddetto “barocchetto lombardo”.
Quella del Castelli fu una vita lunga per i tempi (morì settantanovenne nel 1725) e questo gli permise di realizzare opere di grande pregio sia a Varese, nella basilica di San Vittore (crocifisso con angeli, 1712), che a Biumo Speriore nella chiesa di San Giorgio. Lavorò anche a Casorate Sempione (chiesa dell’Assunta), Cislago (chiesa della Beata Vergine Assunta) e Cittiglio (chiesa di Santa Maria).
Un’opera certa del Castelli è l’altare maggiore della parrocchiale di Caronno Varesino (firmato e datato 1684); l’artista seppe creare un complesso maestoso, con caratteri quasi scenografici. L’altare-tabernacolo ha infatti una pianta esagonale e struttura piramidale costituita da tre blocchi di legno incassati l’uno nell’altro, scolpiti a tutto tondo. L’intaglio del Castelli è plastico, sensibile agli effetti luministici, ricco di efficaci contrasti, legato ai modi della pittura milanese d’estrazione morazzoniana.
L’ALTARE LIGNEO POLICROMO
La società Arké di Fulvio Baratelli e Umberto Brianzoni è impegnata proprio in questi mesi nei lavori di restauro dell’altare ligneo policromo conservato nella chiesa di San Vincenzo Martire. Attiva nel settore da quasi trent’anni, la Arkè si prende cura di pregiate opere d’arte dipinte e si è già dedicata con successo alla volta della Basilica di San Vittore e all’interno della chiesa di S.Antonio alla Motta a Varese, oltreché agli affreschi di Santa Caterina del Sasso e a due cicli di affreschi trecenteschi in Brianza e a Cogliate, vicino a Saronno. Baratelli racconta che “L’idea del restauro risale a una decina d’anni fa. Nel corso di alcuni lavori conservativi che avevamo fatto in questa chiesa sul finire del secolo scorso si era già evidenziata la presenza di tarli e la necessità di un intervento di restauro per l’altare. Finalmente siamo riusciti a dedicarci a quest’opera!”.
LE FASI DEL RESTAURO
“Il nostro è stato un lavoro complesso – spiega Baratelli -. Dopo una prima fase di tipo ‘diagnostico’, abbiamo fatto una valutazione dettagliata delle singole patologie. Il problemi più grossi erano la presenza di tarli e di decoesioni del colore dovute al tipo di riscaldamento della chiesa ; si doveva anche intervenire sulle patine di sporco e le ridipinture eseguite negli ultimi anni dell’ottocento. Esaurita l’indagine diagnostica abbiamo smontato con attenzione l’altare, catalogando e numerando ogni singolo pezzo. Dopo aver messo in sicurezza gli spazi della chiesa con il supporto del parroco Don Luigino Aldegheri abbiamo allestito un laboratorio all’interno della sagrestia. Non volevamo allontanare le opere lignee da San Vincenzo Martire, rischiando di sottoporle a uno stress ulteriore! Abbiamo quindi lavorato sui singoli pezzi dell’altare”.
“Per la disinfestazione degli insetti xilofagi (tarli) abbiamo utilizzato la tecnologia in atmosfera controllata con ‘camera anossica’, in particolare sottraendo ossigeno a favore dell’azoto, provocando così la morte per anossia di ogni agente biotico in qualsiasi forma di sviluppo. Quindi ci siamo dedicati a una fase di pre-consolidamento per fissare con una resina acrilica le micro-scaglie di colore non aderenti”.
“Dopo la messa in sicurezza ci siamo occupati delle complesse operazioni di pulitura; è seguita una verniciatura protettiva dell’originale, quindi abbiamo proseguito i nostri lavori con la stuccatura delle lacune. Si tratta di tanti passaggi fondamentali – conclude l’esperto – che ci hanno portato proprio in questi giorni ad iniziare la reintegrazione pittorica degli stucchi. Da ultimo ci dedicheremo alla verniciatura finale e al rimontaggio dell’intera struttura”.
Un intervento attento e preciso che richiederà in tutto una decina di mesi. L’altare del Castelli, restituito alla sua originaria bellezza, tornerà a brillare nella chiesa di San Vincenzo Martire nelle prossime festività pasquali.
Chiara Ambrosioni