"Pur rispettando le decisioni della Fondazione Paolo VI, nel cui merito non voglio entrare, non condivido la posizione e le decisioni della Soprintendenza, di fatto accettate dai responsabili del patrimonio artistico del Sacro Monte.
Lo ritengo un intervento inutile. Tra cinque anni saremo ancora qui con gli stessi problemi di oggi. Una volta restaurato l'acrilico se non si provvederà a prendere le decisioni che servono per la sua conservazione ci troveremo punto e a capo.
Non riesco davvero a capire la valutazione tecnica per cui non si proceda a mettere l'opera sottovuoto che a mio parere, e non solo a mio parere, è l'unica soluzione valida.
E' noto che l'acrilico ha questo 'destino'. E' sottoposto a particolari reazioni chimiche, che danno sempre in qualunque situazione lo stesso risultato finale, anche in ambienti chiusi, anche a temperatura costante: sollevamenti di colore, rigonfiamenti, bolle, quello che sta accadendo all'opera di Guttuso.
Giusto allora tamponare. Giusto, dunque, investire denaro così tanto denaro nel restauro che si è deciso di fare. Ma cosa serve? Serve a rimediare una situazione compromessa, ma sostanzialmente inutile per il futuro. Ribadisco il mio suggerimento avanzato alcuni mesi fa: togliere l'aria all'acrilico, metterlo sottovuoto. Non in una teca, come è stato anche detto in passato, perchè è una soluzione che non eliminerebbe il problema, se non quello di proteggere l'opera dalla pioggia e dall'umidità. Ormai con le tecniche attuali, si può isolare qualsiasi cosa. Anche il capolavoro di Guttuso. Sottraendolo così agli sbalzi di temperatura, ma sopratutto all'aria, impedendo le reazioni chimiche che sono alla base del suo deterioramento.