Biella – L’arte è un’opportunità per riflettere su se stessi, sul mondo che ci circonda ma può avere anche un potere miracoloso. Quello di “lenire” ferite che nessuna medicina potrebbe rimarginare. L’arte è come un allineamento delle tre parti di cui si compone l’essere umano: corpo, cuore e mente, che unite possono accompagnarci in un luogo altro dal quale guardare e sentire la bellezza.
Capita che nel corso della vita ci si ritrovi a fare i conti con situazioni che nemmeno la fantasia più sfrenata riuscirebbe a creare. E’ accaduto anche a Marielle Stella, artista, designer e creatrice di gioielli con la passione del mosaico, che dopo aver scoperto la particolare patologia, che da anni ormai la accompagna (MCS sensibilità chimica multipla) ha ritrovato il coraggio e la voglia di vivere proprio attraverso l’arte.
L’artista italo-francese negli ultimi anni si è dedicata al mosaico attraverso il quale crea lavori davvero unici. Ha infatti studiato e approfondito la tecnica per arrivare a realizzare oggetti-sculture, opere che rispecchiano la sua personalità. Ha iniziato creando una scarpa, “una delle sfide più grandi – sottolinea Marielle -. Poi uno zaino, altro lavoro molto impegnativo per arrivare all’ultima fatica, un cappello.
“U Mungibeddu”, questo il titolo, è una creazione frutto della collaborazione con altre due eccellenze italiane: l’artista Pino Labarbera e il Cappellificio Cervo di Biella.
Alla base dell’opera, un capello in lana riciclata (feltro) quindi ecosostenibile come del resto tutti i materiali utilizzati da Stella, costretta dalla malattia. Le tessere in argilla con polvere di metallo arrugginito e gli smalti vanno a comporre l’Etna in eruzione. Spiccano il simbolo della pace e la scritta in francese che invita a non fare la guerra. La peculiarità di questa opera, grazie ai colori fosforescenti è l’effetto giorno e notte che crea atmosfere davvero suggestive.
Francia e Italia, o meglio Francia e Sicilia convivono vivacemente in questa scultura. Merito della nostra artista, alla quale se si chiede ‘a quale Nazione’ si sente di appartenere, dribla elegantemente rispondendo, “nè l’una nè l’altra: sono semplicemente Mariel Stellà…” anche se l’accento francese la tradisce. Sarà solo a causa dei tanti anni vissuti a Parigi.