Una camera già usata – L'installazione Camera 312 – pro memoria per Pierre, uno fra gli Eventi Collaterali ufficiali della 52esima Biennale di Venezia, include anche due artisti della provincia di Varese: Chiara Ricardi e Fabrizio Galli. Quest'ultimo sin dagli inizi ha partecipato al progetto ideato da Ruggero Maggi, il responsabile del Milan Art Center che conobbe e frequentò Pierre Restany. Al pensatore francese l'installazione è dedicata ed è approdata alla Biennale dopo un lungo collaudo, essendo stata presentata una prima volta all'edizione 2004 di MiArt, quindi al "Riparte" di Genova e ancora l'anno scorso al Kunst-Art di Bolzano. Del resto, gli eventi collaterali ufficiali – cioè che si fregiano del marchio doc – della Biennale di Venezia – devono superare un serio iter di ammissione alla manifestazione, dimostrando tra l'altro di essere un progetto che sta in piedi, che ha gli sponsor e ovviamente che piaccia al curatore della mostra veneziana.
Installazione ad personam – Ruggero Maggi ha ottenuto tutto questo per la sua installazione, in sintesi costituita dalla camera d'albergo che Pierre Restany usualmente abitava nei suoi soggiorni milanesi – la n. 312 all'Hotel Manzoni – ricostruita a partire dalla mobilia originale e con l'aggiunta, su qualsiasi superficie disponibile, di centinaia di Post-it che ospitano gli interventi di artisti coinvolti nell'installazione.
Incremento – All'inizio, gli artisti erano una ventina, poi sono via via cresciuti sino agli oltre settanta di Venezia. Nell'ultima selezione si ritrova Chiara Ricardi, che si è dedicata negli ultimi anni alla scultura ma non si è sottratta a un uso concettuale-sensoriale dei Post-it. Lei ne ha usati 106, ancora non si sa come, Fabrizio Galli (ne ha ormai messi via quasi 500) 190, stampati in digitale.
Fluxus – Tutti i "Post-itari" intervenuti per la camera avranno sposato la filosofia dell'arte di Restany, aperta al fluire della vita nell'opera, vista come non staccata dall'esistenza dell'artista e della società. L'installazione di Maggi è piaciuta, è stata già premiata a Genova e corrisponde poeticamente al personaggio che vuole salvare dall'oblio, uno dei più vitali rabdomanti delle arti visive della seconda metà del Novecento.
Altri omaggi – A Restany, diviso fra Parigi e Milano, fiancheggiatore del Nouveau Réalisme, l'evento collaterale dedica anche alcune performance, la riproposizione dell'intervista televisiva con Philippe Daverio e una serie di testi composti per l'occasione fra cui, della nostra provincia, uno scritto di Emma Zanella direttrice della GAM di Gallarate.
Uno e tutti – Altro discorso è vedere che fine faranno i 73 artisti appiccicati dovunque nella camera (da 1 a 200 Post-it cadauno), in un probabile sfarfallio percettivo che difficilmente valorizzerà i singoli linguaggi, anche se sovente proprio in gruppo si finisce per spiccare. Ma non è il luogo, questo, dell'affermazione personale, più importano l'effetto complessivo e l'affetto per Restany, grande assente. La camera 312 prevede anche un sistema di ventilazione per increspare il mare di foglietti gialli, instabile mosaico, antimonumento allo scomparso Pierre e omaggio effimero al suo pensiero.
Il fantasma – Pierre Restany si aggirerà in Dorsoduro nella scia del suo sigaro, delibando una Biennale che già nel titolo, Pensa con i sensi. Senti con la mente. L'arte al presente, si annuncia ammiccante, sensuale e concettuale insieme. Con un piccolo ma prezioso pro-memoria varesino.