Andando al funerale di Riccardo Prina scarico – per l'assurdo scacco che tutti abbiamo patito – e trafelato – perché in ritardo, chiuso nel traffico e nell'abitacolo – ho ricevuto la rivelazione: alle porte di Varese un rapace – forse un nibbio – che volteggia alto, superiore, sovrano. Eccolo, Riccardo.
Era lì nel cielo, che mi anticipava. Bastava sollevare gli occhi più su del parabrezza e degli alberi, per ammirarlo. Tutta la vita ha volato alto con lo sguardo acuto e penetrante, pronto a scendere fulmineo sulla notizia, sul dato, sull'opera d'arte o sull'artista, le sue prede preferite da togliere alla concorrenza, da carezzare o artigliare alla sua maniera.
Un vero predatore da redazione ma anche da museo, perché sapeva, al caso, Riccardo, rallentare e approfondire i suoi giri d'ispezione, dalla cronaca alla storia. Sempre efficace, inguaribile aristocratico nella vita e nella scrittura, lontano dalle bassezze, con l'occhio implacabile, demistificante sempre eppure indulgente.
Un nibbio malinconico, alla fin fine, nelle sue altezze e irraggiungibili solitudini.
Il nostro Riccardo si è finalmente librato e ora vola più in alto. Eccolo lì, le ali spiegate sul traffico di Varese. Una sorte disgraziata e invidiosa lo ha tenuto per lunghi mesi in basso, costretto quaggiù, preda del male, nelle stanze di ospedale. A te che respiri ora i cieli di Rothko, grazie per avere dispiegato l'arte di vivere – e di scrivere – con uno stile. Il tuo nido e il tuo mondo sono un po' meno deserti, se sapremo, nella quotidiana baraonda, seguire il nibbio.
Federico Masedu
Ripubblichiamo uno Speciale con una lunga intervista ai fratelli Ranza, firmato da Riccardo che, in un certo senso, ci ha lasciati due volte: nel giorno che la malattia ce lo ha allontanato e adesso, per l'ultimo saluto. Nell'intervista, Riccardo non compare e nemmeno si sente la sua voce, eppure risulta presente, visibile con le sue domande, il sorriso complice e intelligente, il suo colloquio che lascia spazio alle pause e alle riflessioni oltre che alle risposte.
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