22 anni fa – Era il 29 ottobre 1987 quando si spense Vittorio Tavernari. Un artista che ha lasciato il segno a Varese, città di residenza, ma che ha segnato l'evoluzione dell'arte italiana. Cresciuto a scuola di Adolfo Wildt dove fa amicizia con Cassinari, Milani, Cappello e Dal Forno. Amico di Morlotti, dividono un piccolo studio a Como, frequentando il gruppo degli "Astrattisti". Nel 1945 è fra gli artisti e critici fondatori della rivista "Numero" ed è tra i fondatori del manifesto "Oltre Guernica". Le prime mostre personali sono a Milano alla Galleria del Camino (1948) e alla Galleria del Milione (1951) dove presenta le sue prime opere figurative. Dopo il periodo astratto (1948 – 1952), riprende a scolpire le "Maternità" cui si aggiungono le "Pietà" e il ciclo delle sculture filiformi. Nel 1959 comincia il ciclo dei "Torsi" che hanno per tema la figura femminile e nel 1962 i "Torsi di Cristo". Nel 1961 la prima personale a Parigi. Nel 1964, dopo altre partecipazioni, ha una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia, mentre nel 1967 Carlo Ludovico Ragghianti scheda la produzione grafica costituita di 750 tra disegni, tempere, schizzi.
Uno stile personalissimo – Nel 1968 inizia il ciclo dei "Cieli" e l'anno successivo quello degli "Amanti". Nel 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi e, negli anni successivi, altre personali a Varese, Rimini, Prato, Chiasso, Torino, Lucca al Centro Ragghianti. Numerose le partecipazioni a mostre collettive in tutta Europa e in molti paesi extraeuropei. Le sue sculture in cui appare evidente il segno lasciato dalla mano dell'artista, dove i corpi si scompongono e diventano intense tavole nelle quale tracciare le linee della via, sono pezzi unici che contraddistinguono un linguaggio
autonomo e una ricerca costante, inimitabile. Le sue sculture sono presenti in importanti musei in Italia (Milano, Bologna, Roma, Palermo, Matera, Città del Vaticano) e all'estero (San Paolo del Brasile, New York, Bellinzona).
Donazione rifiutata – Dopo la sua morte Varese gli dedica delle mostre, ma la città non è capace di accogliere le sue opere. Come ci racconta la figlia Carla Tavernari: "Nel 2000 abbiamo fatto un tentativo di donazione alla provincia di Varese, le opere avrebbero dovuto trovare posto al Chiostro di Voltorre, ma la sede non poteva accoglierle e così è caduta la proposta. Sanno della nostra disponibilità, ma per ora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta".
Per ora infatti il ricco patrimonio di lavori dello scultore è conservato presso l'archivio Tavernari "l'archivio c'è da 22 anni", spiega Carla, "l'abbiamo costituito alla morte di papà. Ho raccolto tutte le opere piccole, l'apparato cartaceo di documentazione e i libri. Ci sono tutti i documenti ed è costantemente aggiornato sulle cose che lo riguardano, dalle mostre alle pubblicazioni". L'ultima novità riguarda una pubblicazione che sta preparando la Regione Lombardia dedicata alle gallerie, musei e archivi d'arte contemporanea, anche l'archivio Tavernari entrerà a far parte di questo volume.