La venticinquenne di Cernobbio, Eleonora Guggiari, è risalita alla tecnica di stampo della ceramica ai tempi di una delle più antiche e interessanti civiltà che ha vissuto nel nostro territorio: gli abitanti di Golasecca. Laureata nel 2005 in Scienze dei Beni Culturali all'Insubria di Como, in archeologia sperimentale con Lanfranco Castelletti, direttore del Museo Archeologico 'Paolo Giovio' di Como, la giovane prosegue il percorso di studi specialistici a Genova, dove è iscritta al corso di Storia dell'Arte.
Come hai deciso di dedicarti alla ceramica di Golasecca?
"Nella mia esperienza di studi artistici ho seguito anche il corso di archeologia con Lanfranco Castelletti. Avendo svolto il periodo di tirocinio presso il Museo Archeologico di Como, ho continuato la mia attività in questo campo. Il lavoro che mi sono trovata a svolgere era da tempo nei progetti del direttore del museo, Castelletti. In sostanza, con il suo decisivo contributo, ho cercato di capire come decoravano a stampo la ceramica nella zona di Golasecca".
Come hai strutturatola ricerca?
"La prima parte della mia tesi è dedicata al contesto storico e in particolare ho voluto ricostruire come viveva la popolazione di Golasecca, come quelle della zona tra Varese e Como. Le usanze, gli utensili che utilizzavano, i riti, le credenze e le tradizioni. Infatti, molti degli oggetti che ho poi analizzato, facevano parte dell'arredo che usavano mettere nella tomba come omaggio al defunto, per la vita che credevano esistesse dopo la morte".
Quali sono state le varie fasi di lavoro?
"L'obbiettivo della ricerca era di risalire, attraverso veri e propri esperimenti pratici, alla tecnica che utilizzavano per stampare le decorazioni sulla ceramica. Sono così partita stampando sull'argilla fresca utilizzando stampini di diverso materiale come legno e ferro. Questi sono stati realizzati appositamente da un artigiano di Cantù in due forme: rosellina e cerchi concentrici, che sono poi i motivi che si ritrovano più spesso nelle decorazioni artistiche del tempo. Ho lasciato essicare il tutto. Il passaggio successivo è stata la cottura, sperimentata a varie temperature per capire qual era quella che usavano le antiche popolazioni".
Avete riscontrato qualche difficoltà o problema in tutte queste fasi?
"Durante le fasi pratiche di lavoro, si è rotto qualche pezzo o modello su cui stavamo lavorando. Inoltre, l'argilla moderna è senza impurità, a differenza ovviamente di quella del passato. L'ho così mescolata con sterco di cavallo, come si faceva allora. Questo mi ha portato, osservandone un campione al microscopio, ad ottenere un impasto molto simile a quello del passato. Si vedevano anche piccoli frammenti di paglia come in quella dell'antichità".
Hai approfondito altri aspetti nella tua ricerca?
"Per arrivare all'analisi di queste ceramiche, sono partita dalla lavorazione della ceramica in generale. Ho poi riportato tutti i passaggi degli esperimenti e compilato una scheda tecnica relativa ad alcuni pezzi archeologici conservati al Museo di Como. Questi reperti non sono esposti al pubblico, ma sono catalogati in depositi. Ho fotografato e misurato quelli che conservavano le decorazioni in buono stato e quelle più interessanti dal punto di vista artistico. Li ho messi dunque in relazione con gli studi che ho svolto".
Ha portato a interessanti risultati la tua ricerca. Continuerai questo percorso?
"Sono soddisfatta del lavoro svolto, mi è piaciuto molto soprattutto perchè ho avuto la possibilità di trascorrere del tempo nel laboratorio di Archebiologia, lavorando al microscopio. E' stato affascinante. Non so in futuro. Ora sono impegnata negli studi specialistici".